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Roma e Milano ko su innovazione, fuori dalle 20 città “del futuro”

Il ‘Global City Report’ boccia l’Italia anche sulla sostenibilità. Ma 10° e 11° posto per l’offerta culturale

Roma, 12 ott (Il Velino) – Roma e Milano non entrano nelle classifiche delle prime venti città del mondo per innovazione e tecnologia e per sostenibilità. Troppo arretrate in ricerca e sviluppo e nel fornire accesso a internet tramite banda larga, troppo indietro sul fronte dell’eco-compatibilità, del risparmio energetico e della riduzione delle emissione di Co2. L’unica graduatoria che vede ‘vincenti’ la capitale d’Italia e il capoluogo lombardo è quella sull’offerta culturale, dove si trovano rispettivamente al 10° e 12° posto. E’ quanto emerge dal “Global city report 2010”, terzo rapporto internazionale sul futuro delle città promosso da Generali immobiliare e Scenari immobiliari. Secondo lo studio, sul podio delle città più tecnologiche ci sono Stoccolma, Seul e Chicago. Seguite da Boston, Singapore, Hong Kong, ma anche Tokio, Tel Aviv, New York, San Francisco e l’indiana Bangalore. Per l’Europa ci sono anche Londra, Vienna, Parigi, Berlino, Copenhagen e Amsterdam. Ma non l’Italia. “Nonostante i progressi compiuti da alcune città” dello Stivale, si legge nel report, per esempio “il tasso di penetrazione della banda larga nel paese è scarsamente competitivo con il resto del mondo”. Eppure “la domanda è destinata ad aumentare” esponenzialmente, basta pensare che “i dati circolanti su Internet nel 2010 sono superiori di due terzi rispetto a quelli dell’anno precedente, mentre si stima che la capacità della rete mondiale di fibre ottiche, che sostiene tale traffico, raddoppi ogni 18 mesi”.

Altro ‘calice amaro’ riguarda la sostenibilità: prime nella classifica stilata da Scenari Immobiliari sono Toronto, Stoccolma e San Francisco. Poi Copenhagen, Chicago, Friburgo, Helsinki, Melbourne e Oslo. Ma anche Barcellona, Parigi, Londra, Berlino e persino Abu Dhabi. Tutte impegnate a ridurre l’uso delle auto e quello dell’emissione di anidride carbonica, a sviluppare progetti eco-sostenibili nell’edilizia ricorrendo per esempio ai pannelli solari ma anche incentivando la raccolta differenziata. Un settore dove l’Italia invece ha ancora tanta strada da percorrere. Diversa la situazione nella classifica sulle città con la migliore offerta culturale: sul podio spiccano Parigi, Berlino e Bilbao. Seguite da Londra, Francoforte, Chicago, Vienna, New York, Dublino. E poi finalmente Roma, Copenhagen e Milano. Fanalino di coda Mosca e Abu Dhabi, dopo Madrid, Oslo, Barcellona, San Francisco. “Un asse forte dello sviluppo di una grande città è la dotazione di infrastrutture a servizio della cultura, nella quale le città europee sono sempre state vincenti – spiega il report –. Parigi e Londra, ma anche Roma e Milano, mostrano una buona offerta di musei, teatri, multisale cinematografiche, sale per concerti, oltre che una forte propensione alla valorizzazione del proprio patrimonio storico e artistico”. Ma “le infrastrutture – avverte Scenari Immobiliari – devono essere sostenute da un’adeguata politica culturale, che prevede il costante ammodernamento e l’adeguamento degli spazi alla progressiva trasformazione della città e delle esigenze dei cittadini” coniugando “l’innovazione con la tradizione”.

Fonte: IlVelino.it

http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=1218115&t=Roma_e_Milano_ko_su_innovazione_fuori_dalle_20_citt%E0_del_futuro

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Mercato immobiliare. Compravendite in debole ripresa. Opinioni a confronto

Secondo Tecnocasa il mercato immobiliare italiano sta andando verso la normalità: nel primo semestre del 2009 è continuata la diminuzione dei prezzi degli immobili in Italia, sebbene le variazioni nominali negative siano state complessivamente inferiori rispetto a quelle registrate nella seconda parte del 2008. Questo trend ha interessato le grandi città, i loro hinterland e i capoluoghi di provincia

Il mercato immobiliare è apparso ancora rallentato, le transazioni sono in sensibile diminuzione ma la sensazione degli operatori è che, a partire dal secondo trimestre del 2009, ci sia stata una ripresa della fiducia che ha rinnovato l’interesse verso l’ acquisto dell’ abitazione, in particolare in chi è alla ricerca della casa da destinare ad abitazione principale (prima casa e sostituzione).

Infatti, il ribasso dei tassi di interesse, la consapevolezza che il mercato immobiliare abbia ormai intrapreso una nuova direzione e le opportunità offerte dalla diminuzione dei prezzi hanno ridato fiducia a chi, disorientato, aveva rimandato l’acquisto dell’ abitazione. L’ analisi in base al profilo dimensionale delle realtà urbane evidenzia un calo delle quotazioni più sensibile nei capoluoghi di provincia (-2,8%), seguiti dalle grandi città (-2,7%) ed infine dall’ hinterland delle grandi città (-2,3%).

Nelle grandi città, inoltre, sono state le zone centrali a comportarsi meglio rispetto a quelle semicentrali e periferiche che hanno visto diminuire maggiormente il loro valore. L’ analisi per aree geografiche evidenzia una contrazione delle quotazioni più accentuata nelle città del Sud Italia (-3,5%), seguite da quelle del Nord (-3,1%) ed infine del Centro Italia (-1,0%).

Dal Rapporto European Outlook 2010 di Scenari Immobiliari emerge che la crisi per il mercato immobiliare europeo si avvicina alla fine e si vedono i primi deboli segnali di ripresa. Nei cinque Paesi più importanti (Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Spagna) il fatturato dei mercati immobiliari chiuderà il 2009 con un calo del 13,3% sul 2008, per un totale di 596 miliardi di euro.

Maglia nera la Francia, che chiuderà l’ anno con un -18,9%, seguita dalla Spagna, che vede il suo fatturato ridursi del 17,2% rispetto al 2008. A livello comunitario (Eu27), il mercato cresce invece dell’ 1% rispetto al precedente anno e, mentre dietro l’ angolo si intravede la ripresa, alcuni comparti danno già segnali di recupero in alcuni Paesi.

Quotazioni in discesa più o meno marcata per tutti i settori nei cinque Paesi più importanti. In Italia il fatturato del mercato immobiliare si ferma a 109 mld di euro, con una contrazione del 10,2% rispetto al 2008. A soffrire di più sono i comparti industriale (-17,8%) e turistico (-28%), anche se in proporzione è sempre il residenziale a far sentire il proprio maggior peso, con una riduzione del fatturato del 10,6% (per complessivi 89 mld di euro stimati a fine anno). Le compravendite di abitazioni scendono del 15% rispetto al 2008 ma nel 2010 si prevede il ritorno al segno positivo con una crescita del fatturato prevista all’ 1,7%.

Secondo Gabetti, a partire da marzo 2009 c’è stato un aumento d’interesse, di visite e di attività. Si sono rilevati, inoltre, dei cambiamenti nei comportamenti d’acquisto: in aumento la domanda di usato, di tagli più efficienti e la preferenza per una zona specifica non è più vincolante; infatti, vengono valutate sempre più spesso alternative con il budget di spesa disponibile. Per chiudere positivamente le trattative in media i proprietari devono concedere sconti sul prezzo iniziale, nell’ordine del 15%.

Complessivamente hanno sofferto in misura superiore i quartieri e le metropoli ad elevata presenza di ceti medi e popolari, dove gli acquisti sono diminuiti e quelli effettuati sono stati per tagli più ridotti. I capoluoghi settentrionali (-3,8% è la variazione media dei prezzi nel semestre) hanno fatto registrare una performance in linea con i capoluoghi dell’ Italia meridionale (-3,7%). Leggermente meglio è stato l’ andamento nel Centro Italia (-3,2%). Numerosi interventi in città e hinterland, che non rispondono a logiche di qualità / prezzo o in location sfavorevoli, risultano fermi e con basse percentuali di assorbimento da parte del mercato.

In questo contesto cautamente ottimista, vi sono però alcune incognite, che testimoniano la vulnerabilità del settore nel momento attuale: i tempi di assorbimento dell’ eccesso di offerta di nuovo – spesso proposto a prezzi da boom immobiliare poichè si tratta di immobili progettati in un momento di mercato più favorevole e che saranno ultimati fra la fine del 2009 e il 2010 – l’ andamento del tasso di disoccupazione, previsto in crescita nell’autunno, potrebbe penalizzare i capoluoghi più esposti produttivamente in settori poco competitivi; le politiche creditizie e l’andamento dei tassi.

Le politiche degli istituti di credito nei prossimi mesi dovrebbero diventare gradualmente più espansive, favorendo l’ ingresso sul mercato dei segmenti più deboli della popolazione. Ubh ha fornito un aggiornamento a settembre 2009 sulle tendenze e le previsioni relative al mercato immobiliare residenziale italiano.

Confrontando il primo semestre del 2009 con lo stesso periodo del 2008 vengono rilevati prezzi in calo in tutte le grandi città, un nuovo allungamento dei tempi medi di vendita e una forbice fra prezzo di offerta e prezzo di vendita che supera i 15 punti percentuali. Il mercato del prodotto obsoleto e da ristrutturare sconta maggiormente la debolezza della domanda e i prezzi offerti vengono mediamente trattati sino ad arrivare al 15% di ribasso (con punte del 20%), prima della chiusura delle transazioni.

In molte aree urbane del Paese si è in pratica tornati ai livelli dei prezzi della prima metà del 2007. Sui prodotti ristrutturati, le correzioni sono minori, inferiori al 5% nominale annuale, ma, allontanandosi del centro verso la periferia delle principali città metropolitane, la media dei prezzi torna a far segnare dei ribassi vicini al 10%, soprattutto all’ interno dei comuni dell’hinterland metropolitano, dove è presente in maniera più accentuata l’ attività edilizia delle nuove costruzioni.

Rispetto allo stesso periodo del 2008 i valori delle abitazioni nuove sono calati da un minimo del 3,5% ad un massimo del 10% partendo dalle aree urbane centrali sino a quelle più periferiche, incluse le cittadine dell’ hinterland metropolitano, dove sono i nuovi cantieri a soffrire maggiormente.

Alla fine del primo semestre 2009 il mercato immobiliare residenziale italiano conferma quelle che erano le tendenze registrate alla fine dell’ anno scorso: le compravendite sono scese sia nelle grandi che nelle medie città ma a velocità differente, con una stima compresa fra il -14% e il -16% rispetto al primo semestre 2008.

La velocità maggiore è data dagli scambi in discesa delle medie e piccole realtà urbane localizzate soprattutto nella provincia delle maggiori aree metropolitane, dove a soffrire di più è la domanda di chi deve far ricorso a un finanziamento superiore all’80% del valore dell’abitazione da acquistare. I cali dei volumi di scambio nella provincia sono stimati fra il 15% ed il 20% su base annua. Nelle grandi città le variazioni degli scambi su base annua, pur essendo sempre negative, sono meno importanti, con cali non superiori al 13%.

A settembre 2009, gli indicatori del mercato dicono che il periodo medio che occorre per vendere un’ abitazione è di oltre 200 giorni (pari a 7,1 mesi contro i 6,6 mesi a gennaio 2009). La forbice fra prezzo offerto e prezzo finale di vendita si è leggermente allargata, superando la soglia media del 15% (14% a gennaio 2009). Nel secondo trimestre del 2009 la domanda residenziale ha dato qualche timido segnale di ripresa rispetto al primo trimestre dell’ anno, essendo questo un periodo tradizionalmente favorevole alle compravendite immobiliari, come gli ultimi tre mesi dell’ anno.

La previsione per fine anno
Il mercato segnerà una nuova flessione della domanda, meno pesante rispetto a quella del 2008, probabilmente compresa fra l’ 11% e il 13% tendenziale annuo. Per fine 2009 i prezzi medi di vendita delle principali città sono attesi a -10% su base nazionale. A partire dalla primavera del 2010, a fronte di migliori condizioni congiunturali, si potrà assistere a una prima inversione di ciclo in termini di scambi che si dovrebbe concretizzare maggiormente nella primavera del 2011, a cui farà seguito una prima probabile risalita dei valori di vendita.

Fonte: Mondocasablog.it

http://www.mondocasablog.com/2009/10/08/mercato-immobiliare-compravendite-in-debole-ripresa-opinioni-a-confronto/

Casa, la crisi spinge le vendite della nuda proprietà

ROMA – La crisi economica da una spinta alle compravendite di nuda proprietà. Da una parte ci sono proprietari anziani alle prese con le difficoltà giornaliere del tirare avanti. Dall’altra crescono gli acquirenti che, traditi dalla Borsa e ai Titoli di Stato, investono nel mattone “con ospite”. La tendenza è confermata da diverse analisi degli operatori del settore.

Secondo l’istituto di ricerche Scenari immobiliari quest’anno il numero delle compravendite, tra le 47 mila e le 48 mila, farà segnare il 6-7% in più sul 2008, a fronte di un calo pari al 15% delle vendite totali. Anche le agenzie immobiliari registrano una buona tenuta del mercato alla crisi, il centro studi Toscano mette in evidenza una significativa crescita dell’offerta nel corso dell’ultimo anno. “E’ un fenomeno in evoluzione – spiega Mario Breglia, presidente di Scenari immobiliari – dal 2000 al 2004 le transazioni di nude proprietà sono raddoppiate, da 18 mila sono passate a 35 mila per schizzare a 50 mila nel 2007”. E se ora tutta l’economia vede lontani i risultati pre-crisi, le transazioni di nuda proprietà stanno già recuperando il terreno perso nel 2008, anno in cui si è registrata “una discesa rilevante (-10%) ma comunque minore rispetto a quella del mercato immobiliare generale”. Quindi sempre più over-65 alle prese con la pensione troppo bassa, tipici venditori, e sempre più padri di famiglia benestanti inclini a investire sul mattone, tipici acquirenti.

Anzi si può dire che gli strascichi della Grande Recessione esercitino un effetto trainante sul settore. “Oggi gli anziani proprietari impoveriti possono trovare una soluzione al loro bisogno di liquidità proprio nella vendita della nuda proprietà, che consente di mantenere l’usufrutto”, così Breglia spiega l’aumento delle messe in vendita. Un incremento notato anche dall’agenzia immobiliare Toscano e da Confedilizia, l’organizzazione dei proprietari di casa, che ha registrato “una crescita di interesse su questo strumento”. Gioca a favore anche quello che viene definito un “doppio sconto”: il pagamento del 70% del valore dell’immobile solitamente previsto per la nuda proprietà e il calo dei prezzi del 15-20% dovuto alla crisi del mercato. La “nuda proprieta” rimane comunque un mercato ancora limitato. Nonostante l’evoluzione non rappresenta più del 5-6% sul totale delle compravendite. Per ragioni soprattutto culturali. “In molti casi l’ostacolo è il senso di vergogna che si prova, in fondo si tratta di una scommessa sulla morte, quanto più precoce, di un essere umano”, spiega Breglia.

A frenare la crescita c’é poi il senso di unità familiare tipico degli italiani. “Il venditore spesso agisce di nascosto dei parenti, che nella stramaggioranza dei casi data la vicinanza vengono a sapere e ovviamente si oppongono”, fa notare Breglia. L’Italia, avendo il 90% di ultrasettantenni con casa di proprietà, potrebbe essere un mercato potenzialmente molto forte per le nude proprietà, ma invece rimane indietro rispetto al altri paesi. Del resto questo tipo di acquisto si registra tipicamente dove i legami familiari tendono ad allentarsi, nelle grandi città metropolitane, specialmente in quelle dove l’invecchiamento della popolazione si fa sentire. Genova ha la percentuale più alta (6,1% degli acquisti di nuda proprietà sul totale delle compravendite) seguita da Roma (4,5%), Milano e Bologna (4%). Ecco le percentuali di nuda proprietà sul totale delle compravendite in alcune città italiane nel primo semestre 2009, secondo le stime di Scenari immobiliari. Genova 6,1% Roma 4,5% Milano 4,0% Bologna 4,0% Firenze 3,5% Torino 3,8% Venezia 2,0% Bari 1,5% Napoli 1,0% Palermo 0,5%.

Fonte: Ansa.it

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/altrenotizie/visualizza_new.html_1675671861.html

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