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Usa, in arrivo nuovi limiti ai business bancari

Non si arrestano le “attenzioni” dell’amministrazione Obama sulle banche americane. Il presidente degli Stati Uniti ha fatto sapere ieri di voler effettuare un nuovo giro di vite sulle regole che governano le compagnie di Wall Street, annunciando nuovi limiti proprio per gli istituti di credito, che riguarderanno in particolare la taglia degli stessi e la quota di rischi che potranno assumersi.

La scelta della Casa Bianca arriva dopo un incontro tra lo stesso Obama e il consigliere Paul Volckler, ex presidente della Federal Reserve. «Due mesi fa il presidente ha cominciato a discutere con il suo team di economisti sulla necessità di una riforma più attenta del sistema finanziario, al fine di garantirne maggiore stabilità», ha spiegato al Financial Times una fonte interna all’amministrazione di Washington, che ha specificato come il piano sarà concertato con il Congresso.

D’altra parte, la sconfitta in Massachussetts costringerà d’ora in poi Obama a dover discutere maggiormente anche con l’opposizione, essendo sfumata la maggioranza di 60 voti al Senato, che permetteva l’approvazione delle norme senza il contributo numerico dei repubblicani. E proprio dal Congresso (in particolare dai deputati liberali) sono giunte nelle ultime settimane forti pressioni sulla Casa Bianca, affinché siano imposte misure draconiane contro le banche (anche al fine di ripristinare consenso popolare intorno all’azione governativa). Nel frattempo, inoltre, l’annuncio di una nuova stretta sugli istituti di credito ha incassato l’appoggio di una serie di economisti indipendenti.

Fonte: Valori.it

http://www.valori.it/italian/mondo.php?idnews=1958&start=0

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Berlusconi: il palazzo a Venezia è troppo grande, non lo compro più

Il presidente del Consiglio: era troppo bella, a me serviva solo per qualche weekend

All’Aquila, durante la sua venticinquesima visita in Abruzzo dopo il terremoto, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi annuncia di aver rinunciato a nuovi acquisti immobiliari a Venezia. Il premier, rispondendo a una domanda sull’eventuale acquisto del palazzo Pisani Moretta, nobile dimora sul canal Grande che ha visitato con la figlia Marina sabato scorso, ha detto: «Non l’ho più comprata, era troppo bella, di rappresentanza. Io invece volevo una casa solo per qualche weekend. Questa era troppo».

Fonte: Corriere.it

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2010/19-gennaio-2010/berlusconi-palazzo-venezia-era-troppo-grande-non-compro-piu-1602313375712.shtml

L’impatto della crisi sul mercato immobiliare e le previsioni sulla ripresa

Class Cnbc, la televisione del Gruppo Class, ha intervistato il Presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici sull’impatto della crisi economica sul mercato immobiliare italiano e sulle prospettive di ripresa.

Dopo aver riaffermato che non si può parlare di scoppio della bolla immobiliare perché, a differenza di altri Paesi, bolla immobiliare in Italia non c’è stata nonostante il calo delle compravendite e del prezzo degli alloggi (da luglio 2008 a giugno 2009 rispettivamente -15% e -8%), Colombo Clerici ha rilevato come, a causa delle aspettative di mercato, rivelatesi errate, si sia costruito troppo rivolgendosi alle classi economiche medie e medio-basse, proprio quelle che risentono maggiormente della congiuntura economica sfavorevole.
Perciò oggi si contano, nel residenziale,in Italia, almeno 250.000 nuovi alloggi ultimati o in fase di ultimazione in attesa di essere venduti, e 50.000 solo in Lombardia.

Tra l’altro gli ingenti investimenti edilizi che si stanno impostando in alcune città, fra le quali Milano, per operazioni di trasformazione urbanistica e di sostituzione edilizia, che beneficeranno anche dei premi volumetrici previsti dalle diverse leggi regionali, rischiano di inflazionare il mercato con un’offerta esorbitante di nuovo prodotto edilizio.

Il mercato dunque manterrà una certa stabilità dei prezzi e dei valori se non si innalzerà sensibilmente il cosiddetto flottante (l’ammontare annuale delle transazioni relative agli investimenti non strutturali; cioè legati all’utilizzazione diretta dell’immobile) che storicamente si è aggirato attorno all’ 1-1,5 % del valore dello stock immobiliare complessivo.
Questo innalzamento può derivare o da una sovrapproduzione edilizia, o dall’esigenza dei proprietari di monetizzare l’investimento a causa della crisi economica in atto, ovvero ancora dallo scarso interesse economico a mantenerlo a causa di una riduzione della rimuneratività o dell’aumento dei costi di gestione e del carico fiscale.
Un esempio: noi abbiamo tra i nostri soci soggetti che posseggono nelle grandi città patrimoni immobiliari a reddito, dell’ordine di uno,due ed oltre tre miliardi di euro ciascuno.
Ebbene è opportuno che questi investitori non siano dissuasi dal mantenere in vita il proprio investimento dalla permanenza di politiche fiscali punitive.
Si potrebbe diversamente innescare un effetto domino assai preoccupante.
Si aggiunga che d’altronde non è da pensare che in presenza di una depressione dei mercati finanziari e borsistici, l’investimento immobiliare possa catalizzare da sé solo i flussi di denaro.
I cicli storici dell’andamento del mercato immobiliare attestano che la crescita dei prezzi è stata conseguente a periodi in cui si era stata creata una grande disponibilità di ricchezza finanziaria da ricollocare.

Oggi si è bruciata, a livello mondiale, una ricchezza finanziaria pari a qualcosa come 9 trilioni di dollari: più o meno il valore di tutto il patrimonio immobiliare italiano.

Si aggiunga al quadro valutativo il problema della restrizione delle linee del credito destinato ai mutui casa da parte del sistema bancario, che non mancherà di produrre effetti negativi sull’andamento del mercato.

Per quanto riguarda il settore locativo, esso è in calo da alcuni anni; ciononostante il valore degli affitti resta al di fuori delle possibilità di accesso da parte della fascia di popolazione meno abbiente (giovani,nuove coppie, studenti, immigrati, pensionati).

Considerato che, a causa dell’assenza di una politica della casa – da trent’anni non si costruiscono alloggi di edilizia residenziale pubblica – l’onere della locazione ricade quasi esclusivamente sul privato, è indispensabile che lo Stato ricorra ad incentivi quali la cedolare secca al 20% sui canoni di locazione.
Il passaggio dalla tassazione delle locazioni in vigore (aliquota Irpef marginale media del 28%) alla cedolare secca del 20% porterebbe a una perdita di gettito pari a 1.456 milioni (cifra calcolata partendo dai dati del governo, relazione tecnica al decreto-legge n.261/2007 che si riferiscono al 2006).

Ma gli effetti positivi saranno:
– far emergere il “sommerso” nel settore della locazione (una stima questa che presenta margini di incertezza);
– incentivare l’investimento privato nel settore delle locazioni abitative;
– recuperare a tassazione gli immobili attraverso il passaggio dal regime di esenzione al regime di imponibilità; con un gettito complessivo di circa 2 miliardi, tra Irpef, Registro ed ICI.
– generare una crescita economica attraverso un incremento del PIL dell’ordine dell’1-1,5% ed un recupero di una cospicua parte di immobili ad una economia dinamica e produttiva di gettito fiscale ( incremento delle imposte sui redditi e dell’IVA).

Per chi intende investire, comunque, Colombo Clerici suggerisce alloggi di uno-due locali in prossimità di università, di aree soggette a grandi riqualificazione urbane e di sviluppo di metropolitane; ed in prospettiva lungo gli assi delle nuove reti infrastrutturali di collegamento viario e particolarmente in coincidenza dei raccordi con le strade ordinarie.
A Milano nel centro storico e nelle fasce limitrofe semicentrali, a Bovisa e Bicocca, nei dintorni di Citylife e Porta Nuova, lungo la nuova linea metropolitana 4.

Fonte: Infobuild.it

http://www.infobuild.it/mecgi/drv?tlHome&mod=modDistrConsumiSheet&IDMENU=30&MENU_INDEX=2&UID=58403

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