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Rassegna Stampa Immobiliare 14 / 20 Febbraio 2011
Tutti pazzi per Miami Ricercata South Beach, da evitare North Beach, Coral Gables e Coconut
Le acrobazie di una promessa impossibile
No alle Rettifiche basate solo sull’Omi
Ing si alleggerisce sul Real Estate
Sanatoria Catastale, chiarimenti sulla manovra estiva
Giordano (Gabetti) rivede l’intesa con Botti (Ubh) e spinge sull’Intermediazione Immobiliare.
Ignorata Proroga Sfratti per i più deboli. 81enne messo in strada dalla polizia
Francia: I Permessi per Costruire sono aumentati del 15% nel 2010
Questa abbondanza di autorizzazioni dovrebbe determinare automaticamente un grande incremento delle abitazioni in vendita nel 2011.
Stando all’articolo del LeFigaro riportato in seguito, in Francia si assiste ad una crescita delle licenze edilizie a fronte di una forte richiesta determinata da vari fattori: i favorevoli tassi d’interesse, le misure fiscali adottate, oltre che la costante ricerca dell’investimento nel più classico bene rifugio.
Addirittura l’Ile de France, ovvero l’area metropolitana di Parigi, ha visto un’incremento delle autorizzazioni edilizie pari ad oltre il 20% e questo è chiaramente dovuto alla richiesta ben maggiore che questa Regione deve soddisfare rispetto al resto della Francia.
I dati comunque dimostrano come si sia davvero distanti rispetto agli anni di boom immobiliare: basti pensare che nel 2010 i permessi sono stati 450’ooo contro i 592’000 del 2006.
Andrea Russo
Les permis de construire ont augmenté de 15% en 2010
Les taux d’intérêt d’emprunt très favorables et le plan de relance, avec le doublement du prêt à taux zéro et le Pass foncier, expliquent la reprise dans le logement.


Les raisons de ce retour à meilleure fortune sont multiples. D’abord, les taux d’intérêt d’emprunt n’ont jamais été aussi favorables, descendant au plus bas en novembre à 3,25%. «Ensuite, le plan de relance, avec le doublement du prêt à taux zéro et le Pass foncier, a bien fonctionné , souligne Michel Mouillart, professeur à l’université Paris-X et expert de l’immobilier. Avec cela, les banques et les promoteurs ont bien joué le jeu, maximisant l’utilisation de ces dispositifs.» Pour compléter ce tableau , l’Ile-de-France, où les besoins en logement sont le plus criants, a connu une croissance des mises en chantier de 20,6%, supérieure à la moyenne nationale.
Reste que tous les points noirs en matière de logement n’ont pas disparu. «Les mises en chantier (346.000) restent en dessous des besoins annuels en logements, compris entre 380.000 et 400.000 unités selon l’Insee», estime Marc Pigeon, président de la Fédération des promoteurs constructeurs (FPC). D’ailleurs, pour être meilleurs, les chiffres de l’année dernière restent en deçà des grands millésimes de la construction. Les 453.000 permis de construire accordés en 2010 font pâle figure comparés aux 567.000 de 2007 et aux 592 000 de 2006.
En tout cas, cette abondance de permis de construire devrait mécaniquement déboucher sur un grand nombre de mises en chantier en 2011. «Je table sur 400.000», déclare Michel Mouillart. Mais tout n’est pas joué, car pas mal de paramètres ont changé. D’abord, le dispositif d’aide d’accès à la propriété a été remanié avec la mise en place du PTZ + (prêt à taux zéro plus) à la place du PTZ, du Pass foncier et de la déduction des intérêts d’emprunt immobilier.
Hausse des prix redoutée
Les ventes et les permis de construire dépendront en grande partie de l’efficacité de cette nouvelle formule. «Il faudra peut-être le premier trimestre pour que les banques sachent parfaitement utiliser le PTZ+, car c’est un produit compliqué. Mais dès le second trimestre, cette formule rencontrera un très grand succès», estime Michel Mouillart. La remontée éventuelle des taux d’intérêt pourrait toutefois doucher ce bel enthousiasme.
Autre point d’interrogation: les ventes aux investisseurs, qui ont représenté deux tiers des transactions en 2010. Elles risquent de chuter avec le rabotage du dispositif Scellier, qui les rend moins attractives. Enfin, selon les experts, les mises en chantier de logements sociaux, qui ont atteint les 105.000 nités l’année dernière, ne pourront pas monter plus haut.
Côté promoteurs, on s’interroge aussi sur la possibilité de trouver assez de terrains pour construire. «Aujourd’hui, nous avons une offre de cinq mois à cinq mois et demi, ce qui est faible, avance Marc Pigeon. Il faut donc réussir à nous approvisionner en foncier abordable, sinon les prix des logements neufs augmenteront.» Une inflation dont on connaît déjà tous les effets néfastes dans les logements anciens.
Fonte: LeFigaro.fr
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Arrivano i cinesi. Che non solo stanno muovendo tutte le loro pedine per assicurarsi materie prime indispensabili ai quattro angoli del mondo, senza guardare la faccia di chi gliele vende troppo per il sottile, soprattutto nel Terzo Mondo; non solo stanno riarmandosi sempre più potentemente inducendo vicini tranquilli da decenni come il Giappone a preoccuparsene e a reagire; non solo “arrivano” fisicamente, gonfiando (beneficamente) le cifre del turismo internazionale. Adesso arrivano anche, con le loro valigette piene di dollari, nelle più grandi e più belle città dell’Occidente per comprar casa: senza badare a spese, naturalmente, e anzi con pretese adeguate al loro florido portafogli.
I ricchi cinesi, racconta un reportage del quotidiano britannico Daily Telegraph, amano entrare in possesso di case prestigiose in aree residenziali esclusive, possibilmente vicine a luoghi simbolici del benessere occidentale, come i grandi magazzini Harrods a Londra. Se hanno figli piccoli, preferiscono abitare nelle vicinanze delle loro scuole. Se comprano a scopo d’investimento, sono pronti ad acquistare interi isolati destinati al restauro in aree centrali, oppure appartamenti nuovi in zone dove i costi del mantenimento siano bassi.
Una cosa è certa: da Londra a Parigi, da New York a Tokio, da Sydney a Hong Kong, la mappa delle aree residenziali di lusso si tinge sempre più del rosso cinese. Soprattutto in Estremo Oriente la crescita degli acquirenti del Dragone è impressionante: a Tokio nei primi nove mesi di questo 2010 hanno messo a segno il 10 per cento degli acquisti di immobili di valore superiore al milione di dollari (l’anno scorso l’8 per cento), a Sydney il 20 per cento contro il 14 per cento del 2009, a Hong Kong addirittura il 35 per cento contro il 30 per cento dell’anno precedente. In Europa e in America le percentuali sono molto più ridotte, ma comunque orientate verso l’alto: a Londra è stato superato l’uno per cento degli acquisti immobiliari di lusso, a New York si è arrivati allo 0,75 per cento e a Parigi allo 0,50.
La Cina è ormai un Paese pieno di ricchi. I cinesi con patrimoni di oltre un milione di dollari sarebbero ormai, secondo dati di analisti del settore, prossimi al mezzo milione. E questi nuovi paperoni mediamente investono un quinto dei loro soldi nel cosiddetto mattone. Non è facile, spiega il reportage del Daily Telegraph, individuare quanti siano gli acquirenti cinesi e quanto spendano: non foss’altro perché la legge del loro Paese impedirebbe di esportare più di 50mila dollari a testa l’anno. In realtà sono moltissimi quelli che aggirano questo limite, soprattutto attraverso Hong Kong che dopo il ritorno alla madrepatria nel 1997 gode ancora di una parziale autonomia. E non è un caso se proprio a Hong Kong la presenza cinese nell’immobiliare è più evidente: qui nell’ultimo anno i prezzi delle case di super-lusso sono quasi raddoppiati, con i cinesi che se ne sono aggiudicati un terzo suscitando la preoccupazione delle autorità politiche locali che temono una colonizzazione di fatto e pensano a nuove leggi per frenarla.
A Londra si assiste al fenomeno di ricchi acquirenti cinesi che comprano per sé ma pensando anche ai figli, che vogliono educati nelle università inglesi, alcune delle quali (come la celebre Eton) tengono durante l’estate corsi di lingua e cultura inglese riservati a studenti cinesi. Negli Stati Uniti e in Canada, invece, sono sempre più numerosi i ricchi cinesi che acquistano proprietà immobiliari per ottenere il diritto alla residenza. Gli arrondissements centrali di Parigi piacciono per il loro fascino, mentre in Giappone i ricchi cinesi sembrano soprattutto alla ricerca di case per vacanza o per la tranquilla vita di benestanti pensionati. E per il futuro? Il boom a Taiwan, incoraggiato dalle nuove aperture concesse dal pragmatico presidente Ma, è già cominciato. Per gli esperti, cinesi in arrivo anche a Singapore e in Malesia.
Autore: Roberto Fabbri
Fonte: IlGiornale.it
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