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Crollano le vendite degli immobili
Meno 18,7% rispetto allo scorso anno
TORINO
Prosegue la fase negativa del settore immobiliare. Secondo i dati dell’Osservatorio di Nomisma presentato questa mattina a Bologna, nel primo trimestre del 2009 il numero delle compravendite di abitazioni è stato di 135.872 unità, pari a -18,7% dello stesso periodo del 2008. Secondo le previsioni dell’istituto di ricerca bolognese alla fin dell’anno le compravendite saranno pari a 600mila, il 12,5% in meno rispetto il 2008 (che ha chiuso con 686mila, il 14,9% in meno rispetto il 2007).
I prezzi delle abitazioni, già calati su base annua del 3,5% (e semestrale del 2,5%) a dicembre potrebbero risultare più bassi del 6-8% rispetto all’anno precedente. Nel 2010, se verranno confermate le previsioni macroeconomiche, i prezzi potrebbero subire un’ulteriore flessione del 2-3%. Dal 2011 l’intero mercato immobiliare potrà tornare a crescere, accompagnando la crescita prevista per l’economia del Paese.
La richiesta di abitazioni si riduce in maniera generalizzata, ma le indicazioni peggiori si riferiscono in particolare ad alcuni mercati del Nord (Bologna, Verona e Milano), mentre nelle città del Sud si registra una sostanziale stabilità. La domanda è per la maggior parte riferibile all’acquisto della prima casa (anche se si registra un arretramento rispetto al passato). Cresce la domanda di abitazioni che vengono acquistate per investimento: nel 2007 questo fenomeno riguardava il 12% degli acquisti, nel 2009 sfiora il 17%.
Secondo Nomisma, cambia rispetto al passato la domanda – anche se debole – di abitazioni. Nel 2008 – fa notare l’istituto – i dati dell’Agenzia del Territorio mettevano in risalto che, anche se si facevano meno compravendite, quelle che si facevano erano più spiccatamente «liquide» e meno finanziarizzate rispetto al passato: nel 2007 il 49,4% delle compravendite era sostenuto da mutuo e capitale proprio, mentre l’anno successivo la quota scende al 42,7%.
Fonte: LaStampa.it
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200907articoli/45621girata.asp
Nomisma, primo semestre 2009 procede la fase negativa del settore immobiliare
(Teleborsa) – Roma, 17 lug – E’ proseguita, nel primo semestre del 2009, la fase negativa del settore immobiliare amplificando i toni rispetto agli ultimi mesi dell’anno precedente. A rilevarlo il Nomisma nel rapporto annuale.
Dopo un 2009 ancora improntato alla flessione del mercato, sia in relazione alle quantità scambiate che ai valori di compravendita, nel 2010 si dovrebbe registrare un certo miglioramento rispetto alla situazione attuale, ma con valori e contratti ancora in tendenziale flessione. Questo in stretta correlazione con la recente ripresa di fiducia da parte delle imprese e delle famiglie che, assieme all’auspicata stabilizzazione del mercato finanziario, potrà costituire il volano per il riavvio, ancorché graduale, del quadro macroeconomico e del mercato immobiliare.
Ancora alla base della fase negativa del mercato immobiliare, che vede una domanda effettiva più che mai rarefatta, contratti in forte calo ed un’offerta in aumento, si pone la stretta del credito, elemento denunciato da tempo e da più voci a livello istituzionale e privato, ma dai dati del credito bancario emerge che le famiglie sono meno interessate dal negativo effetto del credit crunch rispetto alle imprese.
Le famiglie, nel corso dell’ultimo anno, hanno risparmiato più che in passato, sia in Italia che all’estero, un atteggiamento di protezione rispetto al timore del perdurare della crisi economica in atto. Nel 2008/2009, infatti, il saggio di risparmio delle famiglie interrompe la sua progressiva riduzione e riprende, seppur lievemente, a crescere (era al 28% negli anni ’80, si era ridotta all’11,4% nel 2007 ed ora è risalito all’11,9%). La quota di famiglie che sono riuscite a risparmiare è inoltre passata dal 34,2% nell’anno passato al 37,7% attuale (corrispondente a circa 9 milioni).
In un quadro di incertezza del sistema economico e finanziario nazionale ed internazionale, si riaccende però l’interesse potenziale nei confronti dell’investimento nel mattone, da sempre considerato il “bene rifugio” per antonomasia. La percentuale di famiglie che si dichiara interessata ad acquistare un’abitazione nel prossimo biennio si attesta sul 14,6% (si tratta di circa 3,5 milioni di famiglie che salgono a oltre 7 se si aggiungono anche quelle “poco interessate), una cifra assai consistente se si considera che nell’ultimo anno sono state stipulate poco meno di 700 mila compravendite.
La motivazione per l’acquisto dell’abitazione è prevalentemente quella per prima casa (47,5%), seguita da quella per sostituzione (26,9%), seconda casa (8,6%), mentre è in forte ascesa la spinta all’investimento le compravendite effettuate per investimento, erano poco meno del 12% l’anno passato e quello prima, mentre oggi si registra circa il 17%, un balzo in avanti, dunque, di circa il 40%.
Chi acquista una abitazione, negli ultimi mesi, lo fa sempre più attraverso mezzi propri e non attingendo da risorse a debito: il 20% degli acquirenti pagava con mezzi propri ancora uno o due anni fa, mentre oggi la percentuale sale a circa il 30%. Si tratta quindi, di risorse finanziarie che vengono distolte dall’investimento azionario, obbligazionario e del risparmio gestito, per venire ad alimentare il settore immobiliare, complice, oltre che il desiderio di “mettere al sicuro nel mattone i propri risparmi”, anche la politica di restrizione del credito operata dagli istituti.
Le difficoltà del mercato immobiliare degli ultimi mesi sono sintetizzate dalla riduzione del fatturato, ovvero del giro di affari che si sprigiona sul mercato delle compravendite, prodotto del calo degli scambi e dei valori. L’immobiliare nel 2009 genererà in Italia circa 110 miliardi di euro di fatturato in termini di compravendite, un fatturato che a fine 2007, prima che la crisi si manifestasse in tutta la sua virulenza, ammontava a 154 miliardi di euro e che, quindi, alla fine di quest’anno sarà calato oltre il 30% rispetto a due anni fa. La riduzione del fatturato è prevalentemente imputabile alla diminuzione del numero di compravendite (e in minor misura dalla diminuzione dei valori) che, raggiunto il massimo a inizio 2007, iniziano successivamente a calare in modo accelerato.
Fonte: Repubblica.it
http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?del=20090717&fonte=TLB&codnews=695