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Hong Kong: boom dell’immobiliare di lusso
Vola ai massimi dal 1997
E’ la terza citta’ piu’ cara al mondo per acquisto di una casa (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Hong Kong, 27 ott – I prezzi dell’immobiliare di lusso si sono impennati a Hong Kong, nonostante gli sforzi delle autorita’ di limitare questo rialzo che ora si e’ spinto oltre i livelli record del 1997, prima della crisi asiatica, come ha indicato oggi il governo. I prezzi medi degli appartamenti di almeno 100 metri quadri sono superiori ormai del 14% ai livelli del 1997, come ha indicato la Hkma, autorita’ monetaria di Hong Kong. Questi dati sono pubblicati in un clima di apprensione per la crescita della bolla immobiliare, sotto la pressione degli investitori arrivati, per la maggioranza, dalla Cina continentale. In una citta’ di 7 milioni di abitanti, con una densita’ molto forte di popolazione, molti cittadini non hanno piu’ i mezzi per accedere alla proprieta’ di una casa e non manca chi propone la ripresa di programmi immobiliare sovvenzionati, come avviene a Singapore. Il prezzo medio al metro quadro di un appartamento di lusso e’ salito in agosto a 142.249 dollari di Hong Kong (13.288 euro) contro 122.500 dollari prima della crisi del 1997, quando il valore degli immobili calo’ del 60%. Al fine di bloccare la fiammata speculativa, il capo dell’esecutivo, Donald Tsang aveva annunciato a meta’ ottobre nuove misure, tra cui la sospensione temporanea dello status automatico di residente per chi investe nell’immobiliare. Lo status di residente permette di beneficiare di una serie di vantaggi, soprattutto fiscali. Secondo il sito internet Global Property Guide, Hong Kong e’ divenuta la terza citta’ piu’ cara del mondo per l’acquisto di un appartamento di 120 metri quadri, superando New York, Parigi e Tokyo. La citta’ piu’ cara resta Monaco, seguita da Londra.
Fonte: Sole24Ore.it
http://archivio-radiocor.ilsole24ore.com/articolo-862336/hong-kong-boom-dell-immobiliare/
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“Casa Montecarlo, non c’è truffa” La Procura chiede l’archiviazione
Si chiude la vicenda dell’immobile ereditato da An e ceduto nel 2008 per 300mila euro. L’appartamento fu dato in affitto al cognato di Fini
ROMA
Né truffa, né frode, né inganno di sorta. La vendita dell’appartamento monegasco di Boulevard Princesse Charlotte alla società offshore Printemps, il caso politico-giudiziario dell’estate che ha messo Fini sulla graticola, per i magistrati della procura di Roma si è svolta in modo del tutto regolare e può essere definitivamente archiviata. Gianfranco Fini può tirare un sospiro di sollievo.
Nella vicenda di casa An, la procura di Roma ha chiesto l’archiviazione per «l’insussistenza di azioni fraudolente» nella vendita dei sessanta metri quadrati nel principato di Monaco lasciati in eredità ad An. Passata ai raggi x la procedura di alienazione dell’appartamento, i magistrati non hanno trovato «nessun artifizio o raggiro». E nemmeno il prezzo di vendita, 300mila euro (per i nemici di Fini, che sospettano un «imbroglio» si tratta di un presso ridicolo) ha smosso i magistrati, secondo i quali «la doglianza sulla vendita a prezzo inferiore non compete al giudice penale ed è eventualmente azionabile nella competente sede civile».
Cala così il sipario sull’affaire della vendita dell’appartamento monegasco, scoperto dal Giornale e utilizzato per mettere in dubbio l’integrità morale del presidente della Camera. Nel mettere la parola fine al tormentone di Montecarlo, la procura di Roma svela che Fini è iscritto nel registro degli indagati insieme all’ex tesoriere di An Francesco Pontone: truffa aggravata il reato che avevano ipotizzato i titolari dell’inchiesta, Giovanni Ferrara e Pierfilippo Laviano, che indagavano sulla base di una denuncia di due esponenti della destra, convinti che l’appartamento fosse stato svenduto. È l’ultimo colpo di scena della vicenda, che arriva insieme alla notizia dell’archiviazione. Dopo settimane di polemiche e colpi di scena, dopo i dossier, le rilevazioni giunte dal Sudamerica, le stime sulla cifra di vendita, gli attacchi e i veleni, i finiani, anche se la consegna è quella del silenzio, possono finalmente gioire per l’onore recuperato del loro capo («Andiamo avanti!» esulta su facebook Benedetto Della Vedova). Ma anche a casa Fini, dopo i giorni bui in cui il presidente della Camera si ritrovò a dover prendere le distanze dal cognato Giancarlo Tulliani, l’affittuario dell’appartamento monegasco venduto da An per 300mila a una società offshore, la decisione della procura dovrebbe aver rasserenato gli animi.
Lo stato d’animo collettivo è sintetizzato da Francesco Pontone, l’anziano amministratore che vendette l’appartamento alla società Printemps: «Sono contento e soddisfatto, si dimostra che era un’azione sballata presa contro il presidente della Camera». Ma la stampa vicina a Berlusconi non si pente. «Non credo che possa essere archiviato tutto, anche dal punto di vista civilistico. Gli italiani hanno diritto di sapere», dice il direttore editoriale del giornale Vittorio feltri. Duro il suo collega Maurizio Belpietro, direttore di Libero, che parla di una «cupola che impedisce agli italiani di essere informati». Ai due pesi massimi dell’informazione di centrodestra offre la sua sponda il direttore del Tg1 Augusto Minzolini: «Le inchieste del Giornale e Libero sulla vicenda di casa An, sostiene, sono molto più pure rispetto a quelle di altri giornali perchè stimolano l’attività della magistratura. Quelle di Repubblica invece fungono solo da cinghia di trasmissione con le procure». Tra i nemici di Fini, il leader della Destra Francesco Storace, commenta gelido: «Evidentemente il processo breve , anzi brevissimo, vale solo per il presidente della Camera».
Fonte: LaStampa.it
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201010articoli/59856girata.asp
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