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Curiosando nelle Proprietà Immobiliari dei magnati dell’informatica
Zillow.com questa volta si è decisa di fare le pulci a tutti grandi miliardari dell’informatica e di internet degli USA: e il risultato è tutto da leggere.
Si parte con Bill Gates che oltre a essere il co-fondatore di Microsoft è anche il secondo uomo più ricco del Pianeta. Ciò lascia intendere che possa vivere dovunque voglia: lui ha deciso di vivere in una proprietà vicino Seattle, una villa che conta 8 camere da letto e 25 bagni per un estensione di circa 5’500 mq e un valore stimato di 145milioni di dollari!
Proseguendo ci imbattiamo nella residenza dell’uomo della mela, Steve Jobs cofondatore e volto di Apple. Lui attualmente risiede con la famiglia, a Palo Alto in California in una casa in stile Tudor che si sviluppa su circa 550 mq con 7 camere da letto e 5 bagni. Ma il fiore all’occhiello di Mr Jobs è una casa in stile Spagnolo del 1929 che ha appena deciso di demolire per ricostruirla totalmente. Una cosuccia da 30 camere.
A ruota, troviamo lo strano caso di Mark Zuckerberg. Il 26enne co-fondatore di Facebook e più giovane miliardario d’America secondo Forbes abita in una casa in affitto mensile a Palo Alto, California, nei pressi degli uffici di Facebook e vicino ad un altro pezzo pregiato del tech americano, Jawed Karim co-fondatore di Youtube. Insomma come avere 6,9miliardi di dollari di patrimonio personale e non sapere come spenderli.
Nella lista di certo non sfigura Michael Dell, fondatore e proprietario di Dell.inc secondo produttore al mondo di personal computer, vive in una casa dal nome già emblematico: Il Castello. Pare sia la proprietà più costosa mai esistita nel Texas. Oltre 3000 mq su un terreno di 8 ettari che comprende 8 camere da letto, 8 bagni completi e 13 di servizio, un cucina da ristorante di qualità, sala conferenze coperta e piscine coperte e scoperte. Tutto da dividere tra lui, la moglie Susan e 4 i figli. C’è da scommetterci che non dovranno litigare per il bagno la mattina.
Poi troviamo la casa di Mark Cuban, che dopo aver venduto la sua web-company Broadcast.com a Yahoo e incassato 5,9 miliardi di dollari nel 1999 è diventato proprietario dei Dallas Mavericks franchigia NBA. Ha così preso residenza a Dallas in Texas in una proprietà di oltre 2200 mq con 10 camere da letto e 13 bagni per lui, la moglie Tiffany, e i loro 3 figli.
Altro enfant-prodige dell’era di internet è Evan Williams, già dietro molti prodotti del web è di certo ben noto quale co-fondatore ed ex amministratore di Twitter, che si è trasferito dal suo attico a SoMa, in una proprietà a Noe Valley sempre nell’area di San Francisco. Acquistata per 2,4milioni di dollari ha una superficie di 280 mq dispone di 5 camere da letto, 5 bagni e una affascinante guest-house.
Il fondatore di Oracle, Lawrence “Larry” Allison, parte da lontano. Dal 1977 anno della sua entrata nel mercato dell’informatica. Oggi è l’amministratore più pagato d’America: 1,87 miliardi di dollari di stipendio annui. Oltre a fare molta beneficenza, non si vergogna di spendere per se i propri denari: yacht, jet privati e auto staniere si aggiungono alle sue proprietà immobiliari. Spicca la sua proprietà di Woodside, in California, ispirata all’architettura giapponese antica: oltre 9 ettari di estensione, su cui sorge la costruzione principale che misura oltre 700 mq, più altri 9 fabbricati e un lago artificiale grande 1000 mq. Non soddisfatto, Allison è anche proprietario di un attico a Manhattan di oltre 450 mq, una villa ad Atherton di quasi 750 mq e, e di un patrimonio di 12 proprietà immobiliari a Malibù che sommano solo queste 180milioni di dollari un valore complessivo. Inoltre a gennaio 2010 ha acquistato a Rhode Island la storica Astor’s Beechwood di Newport: costo dell’operazione 10,5milioni di dollari!
Fonte: Zillow.com
http://www.zillow.com/blog/homes-of-titans-who-rule-the-tech-world/2010/11/03/
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Vaticano Real Estate, l’Ici della discordia vale 2 miliardi di euro
Uno dei più controversi privilegi fiscali della Sante Sede è ora oggetto di un’inchiesta europea. In gioco ci sono circa due miliardi di euro che potrebbero giungere nelle casse dei Comuni
La commissione europea si prepara ad aprire un’inchiesta formale sulle esenzioni dall’Ici concesse dall’Italia allo Stato del Vaticano. Secondo il governo di Bruxelles le esenzioni, favorendo fiscalmente un solo soggetto e i suoi beni immobiliari, sarebbero incompatibili con le norme europee sul libero mercato e la libera concorrenza.
Va detto che il braccio di ferro fiscale tra amministrazione finanziaria italiana ed enti religiosi va avanti da parecchi anni, prima di sbarcare sui tavoli della Corte di giustizia Europea e costringere la Commissione Ue ad aprire un’inchiesta.
La domanda che molti italiani si pongono e alla quale è chiamata a rispondere ora Bruxelles è la seguente:
è giusto che gli immobili di istituti ecclesiastici, di qualunque confessione, beneficino di un’esenzione fiscale per il semplice fatto che l’attività non commerciale – quelle di religione e di culto – prevale su quella commerciale (si pensi alla gestione di case di cura, strutture ospedaliere, alberghi, ostelli, case editrici…)?
“L’ente ecclesiastico – si legge su la Voce.info – è considerato, fiscalmente, sempre e comunque non commerciale, in quanto sottratto a quel giudizio di prevalenza dell’attività non commerciale su quella commerciale, contemplata invece per tutti gli altri soggetti. Non solo, allora, gli enti ecclesiastici possono esercitare attività d’impresa perseguendo finalità accessorie a quelle di religione e di culto, ma è anche possibile che tali attività risultino in concreto “prevalenti”, senza che ciò comporti una riqualificazione degli enti stessi e la perdita dell’agevolazione”.
E il patrimonio immobiliare della Chiesa è immenso. Il catasto comprenderebbe 100 mila fabbricati, anche se è impossibile determinarne con certezza il numero. Il cui valore si aggirerebbe attorno ai 9 miliardi di euro. Facendo l’esempio di Roma, si parla di 500 chiese, 550 tra conventi e istituti, 250 scuole, 200 case generalizie, 65 case di cura, 50 missioni, 43 collegi, 30 monasteri, 25 case di riposoe ospizi e 18 ospedali.
Al momento, dopo che il governo Berlusconi ha esentato tutti gli immobili di proprietà di enti religiosi no profit, l’ici colpisce solo i locali utilizzati “esclusivamente” a scopo commerciale. Questo si traduce in una perdita per i Comuni di 2 miliardi di euro circa all’anno. Senza considerare i conseguenti vantaggi competitivi rispetto ai concorrenti laici.
Fonte: Virgilio.it
http://notizie.virgilio.it/cronaca/vaticano-chiesa-esente-ici.html
Propaganda Fide, l’«immobiliare» del Vaticano che trova casa ai vip
Via della Mercede, via Condotti, via Sistina: in ognuna di queste prestigiose strade – e in molte altre – del centro storico di Roma non è difficile ammirare uno dei palazzi di proprietà di Propaganda Fide, ora Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Proprietaria, secondo le stime più recenti, di un patrimonio immobiliare intorno ai nove miliardi di euro, disseminati tra le migliaia di appartamenti ed edifici di lusso abitati spesso da inquilini vip, da Bruno Vespa a Cesara Buonamici. Un patrimonio balzato alle cronache nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘cricca degli appalti’ e sulla rete gestita da Angelo Balducci, attualmente in carcere e consultore della Congregazione all’epoca dell’ex ‘papa rosso’ card. Crescenzio Sepe. Era il 22 giugno 1622 quando papa Gregorio XV con la bolla Inscrutabili divinae providentiae fondò la congregazione Propaganda Fide con il compito specifico di diffondere la fede cattolica nel mondo intero.
A tal scopo, il dicastero vaticano «coordina ed esercita la giurisdizione sulle missioni della Santa Sede e promuove la formazione del clero e della gerarchie locali», si legge sul portale della Congregazione. E in quattro secoli di storia, il dicastero vaticano non ha certo lesinato in attività missionarie, teologiche e culturali per assolvere ai propri compiti. Dando vita, ad esempio, a quattro Pontificie Opere Missionarie, in Italia e in Francia, o avvalendosi, dal 1627, di un proprio ateneo, oggi chiamato Pontificia Università Urbaniana. Ma a far accendere i riflettori su Propaganda Fide in questi giorni sono soprattutto i suoi immobili coinvolti nell’inchiesta sui grandi eventi. Un patrimonio che da piazza di Spagna si irrada a raggiera per le vie più lussuose della capitale fino all’Esquilino e ai Parioli. E che i radicali hanno più volte passato al setaccio, denunciando un certo numero di sfratti per finita locazione nei confronti di vecchi inquilini che abitavano in appartamenti da ristrutturare.
Nel corso degli anni, numerosi vip sono stati affittuari nelle circa duemila case della congregazione. Altri immobili invece sono stati venduti, come il palazzetto di via Prefetti, ceduto all’ex ministro Lunardi. E nel patrimonio della congregazione, accumulato con i lasciti di chi vuole sostenere l’evangelizzazione in Africa o in Asia, non vanno contati i possedimenti extraterritoriali vaticani, come il Palazzo di Propaganda Fide, iniziato dal Bernini e finito dal Borromini. O come le offerte, che ogni anno i fedeli effettuano in occasione della giornata Missionaria e che portano alle casse del dicastero più ricco d’Oltretevere circa 70-80 milioni di euro. In aggiunta alle donazioni di tanti benefattori.
Fonte: L’Unità.it