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Quale futuro per il franchising immobiliare?
Anno dopo anno il franchising immobiliare in Italia perde quota, salvo eccezioni. A misurare questa tendenza arriva anche quest’anno il report di Gerardo Paterna. Ecco cosa gli abbiamo chiesto. Leggi il resto di questa voce
L’agente immobiliare, ovvero il peggior nemico di se stesso
Tra qualche giorno sarà Halloween una di quelle festività tanto amate negli USA da prendere piede anche qui in Italia. D’altronde nel nostro paese non va mai sprecata un’occasione per indossare una maschera, meglio ancora se quella di supereroe.
Del resto, ci fu un tempo neanche troppo lontano in cui in giro ci si imbatteva in tanti che vestivano i panni di gente dotata di superpoteri, gente che in poco tempo aveva fatto fortuna con finanza creativa e speculazione immobiliare tanto da conquistare copertine patinate e jet set, o altri che indossato un abito scuro e una cravatta solcavano le vie della propria città a bordo di belle macchine e potenti moto intermediando case, negozi e uffici e mutui senza affanno alcuno.
Si bullavano come supereroi, o almeno così volevano far credere. Dei che quando caddero nessuno ha pianto.
Poi il caos, il credit crunch effetto kryptonite hanno spazzato via questi “eletti”, e l’onda lunga della crisi mondiale ha azzerato i super poteri derivanti dalla cravatta e dall’abito blu facendo svanire quella sicurezza nei propri mezzi tipica del supereroe.
Da lì in poi gli ultimi anni sono stati spesi dai più a rinnegare quel sistema e quell’overdose di successo, riponendo abiti scuri e cravatta d’ordinanza, e cercando piuttosto di stigmatizzare il passato e denigrare il presente che non lascia più spazio a illusionisti e furbetti.
Ma ogni epoca ha i propri supereroi, e anche questa ne esprime di positivi.
Oggi, anno 2013, il vero Supereroe è l’agente immobiliare che ha deciso consapevolmente di rimanere in questo mercato, che ha ammesso le proprie parti di responsabilità e guardandosi poco o nulla alle spalle, ha collocato al centro della propria attività il cliente e i suoi bisogni. L’agente immobiliare che impara a conoscere ed utilizzare la tecnologia quale strumento per facilitare i processi e gestire il tempo, che vede il proprio collega dirimpettaio come un’opportunità e non come un concorrente, che investe nella propria formazione consapevole di quanto alto sia il valore della conoscenza. L’agente immobiliare che ha capito che essere umili non significa flagellarsi ma impegnarsi.
Ovviamente come ogni Supereroe che si rispetti, anche l’agente immobiliare ha il suo peggior nemico (tanti e troppi sono gli altri nemici), uno in particolare che è votato a lavorare nell’ombra per distruggerlo e che trova soddisfazione soltanto negli insuccessi altrui.
La nemesi dell’agente immobiliare, che “pancia a terra” si è rimesso in discussione, è delineabile in quello che anche negli anni buoni probabilmente non otteneva grandi risultati e che ha vivacchiato nel sottobosco fatto di scarsa competenza e assenza di capacità imprenditoriale prendendo quel che poteva, e che ancora oggi diffida della collaborazione, ritiene l’innovazione un fastidio e trova l’alibi perfetto ai propri limiti in una crisi che descrive come infinita e senza speranza, in breve che si vergogna di fare un lavoro che lui stesso ormai disprezza.
Il peggior nemico dell’agente immobiliare è l’agente immobiliare stesso.
E’ così che per ogni agente immobiliare capace che lavora secondo etica e rispetto se ne trovano molti che invece fanno della scarsa trasparenza la loro bandiera, per ogni consulente immobiliare che fa buon uso degli strumenti di lavoro (contratti, web, marketing, ecc.) ne esistono decine che fanno dell’improvvisazione il loro mantra, per ogni professionista immobiliare che propone virtuosamente la collaborazione ne esistono troppi che difendono morbosamente il proprio “tesoro”.
Da sempre non esiste mercato amico o nemico, perché il Mondo segue strade che non si preoccupano di noi, ma esiste un approccio giusto o sbagliato, esiste un modo di fare vincente e uno perdente, esiste chi riesce e chi no.
Ritengo che oggi in Italia soltanto una piccola parte della categoria abbia intrapreso il giusto cammino, lavorando seriamente, non senza gravi difficoltà, ma con grande coraggio. Il resto preferisce giocare al ribasso, distruggere e gioire di indicatori negativi che non fanno altro che confermare le loro teorie secondo cui è tutto finito, arrivando a scommettere sul loro stesso fallimento.
Nessuno può salvare l’agente immobiliare da se stesso, soltanto lui può, e per farlo deve continuare a lavorare con costanza e coerenza senza badare a chi si è già arreso perché ha capito di non essere in grado di andare avanti ma non vuole ammetterlo a se stesso prima ancora che agli altri.
twitter @andrearussore
Ci penserò domani
Una cosa è certa, l’Italia è molto più omogenea di quanto si possa immaginare. L’unità è compiuta nel modo di pensare: all’italiana, appunto.
Da Nord a Sud e viceversa l’agente immobiliare, o l’Italiano medio, è fatto uguale.
Restìo al cambiamento, refrattario all’innovazione, ancorato al passato, diffidente verso il prossimo, e soprattutto attendista, questo è il profilo dell’agente immobiliare medio.
Tante di queste cose le ho già affrontate in precedenti post, e gli ultimi mesi mi hanno dato conferma di tutto ciò.
L’insieme di queste considerazioni è argomento di ben più ampia discussione, anche alla luce dell’andamento recente del mercato immobiliare.
Nel panorama generale si posso incontrare ancora agenti immobiliari che storcono il naso all’idea che i prezzi possano (debbano) scendere ancora, che alcuni agenti immobiliari sperano di poter superare questo periodo (che si preannuncia ancora lungo) tirando i remi in barca e vivendo alla giornata, che molti non conoscono il mercato reale su cui operano (ovvero il numero di compravendite e agenti immobiliari attivi sul proprio territorio, la capacità di acquisto reale).
Per giungere fino a qualcosa che non è accettabile dal mio punto di vista, ovvero quegli “imprenditori” che, davanti all’evidente difficoltà, tirano fuori dal cilindro affermazioni del tipo: “vedo come va quest’anno (o addirittura tutto il 2013), e poi decido cosa fare.”
In questa frase (declinata in varie formule) s’annida una scintilla di fiducia (voglio sempre essere ottimista) che potrebbe anche essere letta come remissione (ma mi tocca essere realista).
Non esiste ambito imprenditoriale dove non si intercettino i bisogni reali, non si interpretino per tempo, e non ci si attrezzi prima degli altri. Affidare al futuro, e al suo andamento il nostro destino, è subirne silenziosamente le conseguenze ed arrivare in ritardo rispetto alle aspettative dei clienti.
Certo bisogna distinguere tra chi ha chiaro che domani le cose (in termini assoluti) peggioreranno ma non hanno coraggio (o forza adeguata) per adeguarsi ad un mercato completamente diverso rispetto a quello desiderato, e tra chi chiude gli occhi davanti all’evidenza si stringe dentro le spalle e si arrende in un’impotenza che è percepibile già dalla stretta di mano. Di certo gli attendisti sono la maggioranza.
La realtà è che stiamo affrontando (spesso senza i giusti mezzi) un mercato in sofferenza, con una flessione partita nel 2006, acuitasi nel 2008, esplosa nel 2010 che ancora oggi anno 2012 viene interpretata da troppi come passeggera, e non già epocale (anche perché congiunturale e sistemica con l’economia mondiale).
Altro pensiero condiviso da molti è che questa crisi farà “pulizia” tra gli operatori del settore, indicando in molti agenti immobiliari (e nel loro alto numero e scarsa competenza) la causa delle difficoltà in cui versa il settore. Ma non saranno di certo gli agenti immobiliari a determinare la classifica di chi continuerà a svolgere questa professione e chi invece verrà spazzato via, l’unico giudice sarà il mercato, saranno i consumatori, quella massa di persone che sceglie a chi affidarsi per investire o cercare casa (perché il mercato è meno ricco ma non è scomparso) e che non può aspettare domani per decidere cosa fare.
Fortunatamente una ristretta parte di imprenditori (quelli che ragionano davvero da capitani d’impresa) sta cambiando rotta e riorganizzando tra non poche difficoltà la propria azienda, attivando dinamiche proprie di chi conosce esattamente e monitora costantemente i costi, i ricavi, i margini e con coraggio e con giusti investimenti e riorganizzazioni aziendali interpreta il mercato attuale e pianifica il futuro prossimo venturo (nei limiti delle possibilità umane), per cogliere il gradimento e l’apprezzamento dei consumatori e degli investitori che sono gli unici a poter aspettare un giorno in più per decidere, ma che quando hanno deciso scelgono chi ha anticipato almeno di un giorno le loro intenzioni.
Che poi a mio avviso, il domani arriva presto, il domani è già oggi.
twitter @andrearusso – @blogimmobiliare