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Immobili fantasma, in Sicilia 1 su 10
Territorio. L’esito dei controlli su case, terreni e garage.
La ricerca. Secondo i dati dell’Agenzia del territorio sono circa 288 mila le particelle in Sicilia non dichiarate alcatasto. È previsto a dicembre un nuovo aggiornamento.
I tempi. Il Governo nazionale ha varato una proroga che permette a tutti gli evasori degli elenchi del 2007, 2008 e 2009 di sanare entro il 2010. Dopo si rischieranno le sanzioni.
Palermo – Appare fatto percepibile l’arroganza con cui il sistema cemento si impone ai nostri occhi in Sicilia – dagli ecomostri sulle spiagge all’abusivismo nelle riserve, sino alle particelle non registrate al catasto – per capire che siamo vicini all’ennesimo record nazionale. I dati incrociati che provengono da Agenzia regionale del Territorio, Legambiente e Cresme, fotografano una realtà allarmante: costruire illegalmente nell’Isola è un affare d’oro per tutti, fuorché per le tasche del fisco che viene regolarmente eluso.
L’Isola ospita infatti da sola il 12,5% degli immobili fantasma di tutta Italia e tra questi, che il Governo vorrebbe sanare per fare cassa, una percentuale non calcolabile deriva dell’abusivismo edilizio. Il Catasto intanto dovrà attendere la fine dell’anno per fare un bilancio degli introiti, ma una proiezione di massima, basandosi sulla crescita delle rendite catastali già date, prevede una crescita di 100 milioni di euro qualora tutte le particelle venissero accatastate.
Sono 288 mila le “case fantasma” siciliane secondo quanto risulta da una ricerca dell’attività di identificazione dei fabbricati che non risultano dichiarati al Catasto condotta sul territorio siciliano dall’Agenzia del Territorio. L’operazione, resa pubblica il gennaio scorso, si è svolta grazie alla sovrapposizione delle foto digitali ad alta risoluzione alla cartografia catastale gestita dall’Agenzia. In una seconda fase sono state eseguite ulteriori verifiche negli archivi censuari, che hanno consentito l’individuazione delle particelle del Catasto dei terreni, sulle quali sono risultati presenti immobili non dichiarati al Catasto. I dati di quest’anno, certificati attraverso una verifica condotta lo scorso anno su 5 province siciliane pari al 52% dell’Isola, si aggiungono agli altri risultati raccolti nel biennio scorso.
Complessivamente sono state individuate 146.634 particelle irregolari, che vanno aggiunte alle 141.913 già precedentemente registrate. Su un totale nazione di 2 milioni di immobili fantasma si capisce come il dato siciliano sia abbastanza impietoso. Il controllo sta tuttavia dando i suoi primi frutti.
Gli elenchi delle case fantasma sono stati pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale in tre fasi tra il 1 gennaio 2007 e il 31 dicembre 2009. Allo scadere dei sette mesi da ogni pubblicazione, i proprietari hanno avuto l’opportunità di mettersi in regola. Scaduto il termine sono partiti gli accertamenti. In Italia è stato concluso l’accertamento di 519 mila particelle, cui vanno aggiunti 208 mila unità immobiliari accatastate spontaneamente. In Sicilia l’attività di accertamento, cominciata nel 2008, è stata completata per circa il 57% delle particelle e ha portato all’accatastamento di circa 12.937 unità immobiliari urbane, a cui corrisponde un incremento di rendita catastale di 4,7 milioni di euro. Tuttavia per coloro che volessero mettersi in regola, secondo la sanatoria catastale prevista nella manovra approvata dal governo (articolo 19), si è aperta una finestra per la regolarizzazione ai fini fiscali degli archivi immobiliari fino al 31 dicembre 2010 per una dichiarazione di aggiornamento. Tuttavia molto deve ancora essere fatto.
Tra le tipologie di immobili siciliani non registrati sono risultati principalmente appetibili le abitazioni (36%) e magazzini o garage (45%). Le città siciliane fanno incetta di abitazioni che sulla carta non esistono: 51 mila a Palermo, 50 mila a Catania, 41 mila ad Agrigento, 32 mila a Trapani, 29 mila a Messina, 27 mila a Ragusa, 22 mila a Siracusa, 17 mila a Caltanissetta e 15 mila ad Enna. Dati davvero preoccupanti anche in rapporto agli abitanti visto che, ad esempio, Agrigento, secondo una recente elaborazione del Sole 24 Ore su dati dell’Agenzia del Territorio, “vanta” 92,2 immobili non censiti ogni 1000 abitanti, seguita da Enna a 89,2 e Ragusa 87,0.
Un altro capitolo riguarda la gestione telematica dell’anagrafe dei beni immobiliari esistenti sul territorio nazionale. Secondo i dati pubblicati in uno studio dell’Agenzia di Alberto Donis e Claudio Fabris all’ottobre del 2009, riguardo il portale dei comuni, c’erano 353 su 390 comuni siciliani convenzionati.
Fonte: QuotidianoDiSicilia.it
“Bonus arredi”, una bussola
Come beneficiare della detrazione Irpef del 20%
Mobili ed elettrodomestici a portata di incentivo. Con la circolare n. 35/E del 16 luglio, l’Agenzia delle Entrate illustra l’agevolazione Irpef del 20% (introdotta dal decreto legge 5/2009) a favore delle ristrutturazioni domestiche.
Beneficiari
Potranno fare richiesta del bonus tutti i contribuenti che abbiano sostenuto spese di ristrutturazioni per le quali possono beneficiare della detrazione del 36%.
Il requisito per ottenere il beneficio fiscale è che gli interventi siano stati avviati dopo il 1° luglio 2008, così come indicato nella comunicazione preventiva di inizio lavori inviata al Centro operativo di Pescara.
Gli interventi edilizi agevolati con il bonus ristrutturazioni che consentono l’accesso all’ulteriore bonus arredi sono esclusivamente quelli di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia (articolo 31 della legge 457/1978, lettere b, c e d), effettuati su unità immobiliari residenziali. Pertanto, la detrazione per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici non spetta in caso di lavori condominiali, di interventi di manutenzione ordinaria, di realizzazione di garage e posti auto pertinenziali, e di acquisto o assegnazione di immobile facente parte di un edificio ristrutturato da un’impresa di costruzione o ristrutturazione immobiliare o da una cooperativa edilizia.
Interventi ammessi
La detrazione spetta per le spese, sostenute dal 7 febbraio al 31 dicembre 2009, finalizzate all’arredo dell’immobile in ristrutturazione. Tra i beni agevolabili ci sono mobili, elettrodomestici di classe energetica non inferiore ad A+, televisori e computer. Per poter ottenere la detrazione però è indispensabile effettuare l’acquisto tramite bonifico bancario o postale riportante causale del versamento, codice fiscale di chi paga e codice fiscale (o partita Iva) del beneficiario del pagamento.
Per quanto riguarda gli elettrodomestici, la norma specifica che non vi rientrano frigoriferi, congelatori e loro combinazioni, per i quali, fino a tutto il 2010, un’altra disposizione normativa già riconosce – in caso di acquisto di un nuovo apparecchio di classe energetica non inferiore ad A+ e contestuale “rottamazione” dell’usato – la detrazione del 20%, fino a un valore massimo della stessa di 200 euro per ciascun apparecchio. I due benefici (bonus arredi e detrazione del 20%) sono comunque cumulabili.
Detrazione sotto la lente
La detrazione Irpef del 20% delle spese sostenute va calcolata su un importo massimo di 10mila euro e ripartita in cinque quote annuali; pertanto, la detrazione annua non potrà essere superiore a 400 euro.
Il tetto di 10mila euro – sottolinea la circolare – deve essere riferito alla singola unità immobiliare.
Fonte: La Stampa
Bologna maglia nera dell’immobiliare. Prezzi delle case in caduta libera
Secondo gli operatori le compravendite dovrebbero mantenersi piu’ o meno stabili, anche se i prezzi potrebbero subire un’ulteriore flessione. Le riduzioni piu’ consistenti nell’ultimo anno hanno riguardato soprattutto le zone periferiche
Mercato immobiliare in crisi per Bologna. Tra le 13 grandi aree urbane sondate da Nomisma, la citta’ emiliana e’ quella dove i prezzi delle abitazioni hanno registrato in un anno il calo piu’ vistoso, -7,4% (Milano e’ seconda con -6,1%). La performance peggiore del primo semestre 2009 e’, pero’, quella di Venezia (-4,1%), mentre Bologna, rispetto alle principali metropoli, sembra riuscire a contenere la caduta dei prezzi: la flessione e’ comunque del 3%, ma su base semestrale fanno peggio Firenze (-3,6%), Milano (-3,7%) e Napoli (-3,3%).
“Il mercato di Bologna sembra aver anticipato l’inizio del ciclo riflessivo del mercato italiano- si legge nel report dell’istituto di ricerca di Strada Maggiore- cosi’ come sembra aver anticipato l’attuale fase connotata da una riduzione del calo che generalmente anticipa la ripresa”. Secondo gli operatori, infatti, le compravendite dovrebbero mantenersi piu’ o meno stabili, anche se i prezzi potrebbero subire un’ulteriore flessione. In ogni caso, rileva Nomisma, si tratta di diminuzioni significative in un mercato locale dove “nell’ultimo ventennio i prezzi correnti non sono mai scesi al di sotto del 2,4% (nel 1994)”.
Le riduzioni piu’ consistenti nell’ultimo anno hanno riguardato soprattutto le zone periferiche, dove il costo delle abitazioni e’ sceso mediamente dell’8,3% (-3,1% nel primo semestre 2009). Piu’ contenuto il calo per le zone di pregio (-6,6% la variazione annuale, -2,8% quella semestrale), per le zone centrali (-6,8%, -2,4%) e semicentrali (-6,5%, -2,1%). Nel contempo, si allungano ulteriormente i tempi di vendita. Acquistare una casa ha ormai quasi i tempi di una gestazione: 6,6 mesi (7 per la periferia) contro i tre mesi che occorrevano qualche anno fa.
Cresce anche lo sconto sul prezzo richiesto: gli acquirenti riescono a strappare un 4% contro lo 0,6% dell’anno scorso. Alla riduzione dei prezzi corrisponde un analogo calo degli affitti: -8,1% tra 2008 e 2009, con una conseguente riduzione dei rendimenti (-3,3%). Ieri la Cgil ha lanciato l’allarme sulle famiglie in difficolta’ con l’affitto.
“Certo- ammette il presidente di Nomisma, Gualtiero Tamburini – c’e’ una fascia debole che non riesce ad accedere ai prezzi di mercato, ma Bologna ha un sistema di protezione sociale migliore di altre citta’”.
In ogni caso, chi ha comprato casa nell’ultimo periodo lo ha fatto soprattutto per mettere ‘al sicuro’ i propri risparmi dalle tempeste finanziarie. Nell’ultimo anno la compravendita di abitazioni per investimento e’ cresciuta fino ad arrivare a coprire il 20% del mercato a scapito dell’acquisto della prima casa. Cio’, secondo Nomisma, giustifica la quota vicina al 40% di abitazioni acquistate con capitale proprio: “La disponibilita’ di liquidita’ sembra aver privilegiato il mercato dell’investimento in abitazioni”.
Sul fronte degli immobili commerciali, i prezzi degli uffici sono calati in sei mesi del 2,2% (-5,8% in un anno, -7,8% gli affitti), mentre il costo dei negozi e’ sceso del 2,1% (-4,7% in un anno, -0,9% il canone). Minore l’entita’ della flessione per box e garage, che hanno subito solo leggeri ritocchi verso il basso (-0,7% su base annua).
Fonte: IlRestoDelCarlino.it