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Spese Condominiali, l’obbligo di contribuzione sorge al momento dell’effettuazione dell’intervento

L’obbligo di contribuire alle spese condominiali sorge al momento dell’effettuazione dell’intervento e non al momento in cui quello stesso intervento viene deliberato.

Se si vende l’unità immobiliare ubicata in condominio, il soggetto obbligato è colui che era condomino al momento della realizzazione dei lavori. Si è così espresso il Tribunale di Napoli, conformandosi all’ormai consolidato orientamento espresso dalla più recente giurisprudenza della Corte di Cassazione. Il caso
Un condomino, vistosi ingiungere il pagamento di una somma per oneri condominiali arretrati, proponeva opposizione avverso il decreto ingiuntivo chiedendone l’annullamento trattandosi di lavori deliberati prima del suo acquisto. In ragione di ciò chiamava in causa il precedente proprietario. Il tutto ruotava attorno ad una serie di spese deliberate ed eseguite in parte prima della vendita, in parte in un momento successivo. Il giudice partenopeo, aderendo al consolidato indirizzo giurisprudenziale, afferma che “l’obbligazione sorge al momento della esecuzione delle opere, in quanto la realizzazione delle opere determina un incremento del valore dell’immobile compravenduto che giustifica l’imputazione del costo degli stessi al soggetto che beneficia di detto incremento e che n’è proprietario al momento della concreta esecuzione delle opere”. Pertanto, il Tribunale, pur confermando l’operatività del vincolo di solidarietà “diretta a tutelare il più possibile il condominio per quanto riguarda le spese condominiali relative al periodo precedente il trasferimento di proprietà”, condannava l’attuale condomino al pagamento di quanto di sua spettanza proprio in virtù del principio dell’insorgenza dell’obbligazione al momento dell’effettuazione dell’intervento.

Fonte: LaStampa.it

http://www3.lastampa.it/i-tuoi-diritti/sezioni/casa-condominio/news/articolo/lstp/375486/

 

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Studenti fuori sede strozzati dagli affitti

Inizia l’anno e torna il problema delle stanze. 700mila cercano alloggio, ma un contratto su due non è registrato: evasi 5 miliardi annui. Prezzi alle stelle: fino a 900 euro per una singola a Milano, 700 a Firenze, 600 a Roma. E molte altre violazioni

Inizia settembre e torna “affittopoli”, il problema delle stanze degli universitari fuori sede. L’ultimo caso in ordine di tempo è accaduto a Padova: nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha scoperto che quattro proprietari immobiliari su cinque affittano i loro appartamenti in nero, sia a ragazzi italiani che stranieri. E’ solo un esempio della situazione in tutte le città universitarie italiane: in generale, gli studenti fuori sede continuano a essere i soggetti più esposti a speculazioni di tipo abitativo. La Funzione pubblica della Cgil ha iniziato un monitoraggio su questo tema: lo scenario nel centro veneto, allora, è l’occasione per riproporre uno studio che riguarda il territorio nazionale, completato dal sindacato a metà del mese di luglio.

Sono circa 700mila gli studenti fuori sede che cercano alloggio in Italia. “Oggi più di ieri – si legge nella ricerca – alle prese con gli affitti delle stanze o di semplici posti letto ormai alle stelle, con proprietari delle abitazioni che nella maggior parte dei casi lucrano ed evadono il fisco”. Nelle città metropolitane, ma anche nei centri minori, un contratto di locazione su due non è registrato. Si stima che le entrare sottratte all’erario siano pari a circa 5 miliardi di euro annui. “Molte case affittate sono in pessime condizioni – prosegue il sindacato -, spesso senza riscaldamento e prive di ogni comfort. Per molti giovani l’insostenibile onere per l’alloggio in affitto preclude il diritto allo studio”. A questo si aggiunge l’offerta di alloggi molto scarsa, che “non lascia altra scelta se non quella di sottostare alle ‘non regole’, al nero e alle illegalità”.

I costi
Basta scorrere i numeri per avere il punto della situazione. A Milano, per un posto letto in zona Brianza occorrono circa 450 euro al mese: per una singola si va da un minimo di 650 (zona Bande Nere) ad un valore medio di 800 (zona Lambiate, Udine e Fiera), per superare anche i 900 euro in zona Vittoria.  A Firenze un posto letto costa in media dai 350 ai 400 euro, una stanza circa 700. A Bologna, dove gran parte degli studenti si concentra nelle zone presso l’università, si spende tra 250 e 280 euro per un posto letto in una doppia, e da 370 a 500 euro per una stanza singola. A Roma, nelle zone universitarie (San Lorenzo e Piazza Bologna) agli studenti si chiedono fino a 600 euro per una stanza singola e 450 euro per un posto letto in doppia. Le cifre scendono lievemente, 550 euro per una camera singola, in zona Ostiense e Cinecittà. Più economiche, 300 euro per un posto letto e 450 per una singola, le aree Prenestina e Centocelle.  A Napoli un posto letto vale tra i 300 e i 450 euro, mentre per una stanza si spende da 400 a 600 euro: i prezzi più alti sono richiesti nelle zone Policlinico, Vomero e Colli Amieni. A Bari costa in media tra 250 e 350 euro, per una singola si paga fino a 350 euro al mese. In alcune città, come Perugia, è più frequente l’affitto a studenti extracomunitari: il canone chiesto agli studenti stranieri supera del 25-30% quello degli italiani.

Non c’è solo il nodo dei prezzi alti,
fa notare l’indagine: la Fp denuncia “tutta una serie di violazioni, clausole capestro e vessatorie con contratti non registrati senza limite di canone, alloggi privi di dotazioni minime sia impiantistiche che di qualità, modalità irregolari di accollo sugli inquilini delle spese condominiali”. Nelle città piccole crescono i problemi: la forte domanda “droga” il mercato immobiliare, infatti, perché “i proprietari riescono a praticare alti canoni affittando un alloggio a più studenti, fenomeno che innesca un processo di aumento generalizzato anche per i residenti che vengono espulsi da intere zone urbane”.

L’ultima intesa sul tema risale al dicembre 2007: Fp Cgil, Fp Cisl, Fpl Uil e Anci Giovane hanno sottoscritto un protocollo per sviluppare politiche di prossimità nei territori a favore dei giovani, con particolare riferimento agli universitari fuori sede, proprio per facilitare l’accesso all’abitazione. Il testo prevedeva incentivi fiscali per i proprietari che mettevano a disposizione appartamenti e soluzioni abitative idonee. Il governo di centrosinistra lo finanziò con 12 milioni di euro. Dopo due anni, spiega l’organizzazione, “il problema mostra i segni di una vera e propria emergenza, bisogna intervenire con misure strutturali”. L’obiettivo è l’emersione dal mercato nero degli affitti: “Sono giacenti in Parlamento varie proposte tese a ridurre il prelievo fiscale sui proprietari di immobili, con l’istituzione di una cedolare secca sugli affitti e il contestuale calmiere sugli affitti”. La Fp chiede di rivedere la norma sulle locazioni abitative (legge 431/98) perché, spiega, “è interesse primario non solo degli studenti universitari fuori sede, dei giovani lavoratori in mobilità, ma anche di milioni di famiglie che non riescono a far fronte ad un mercato dell’affitto insostenibile”. Invitano infine i dicasteri competenti a convocare un tavolo di concertazione con lo scopo di definire un osservatorio nazionale: bisogna fare incontrare domanda e offerta, mettere in contatto i giovani che cercano casa con i proprietari degli immobili. “Sarebbe un segno di civiltà e di progresso”, secondo la Cgil.

Fonte: Rassegna.it

http://www.rassegna.it/articoli/2009/09/8/51584/studenti-fuori-sede-strozzati-dagli-affitti

Crisi: Immobiliare.it, caro-affitti spinge lavoratori a coabitazione

(ASCA) – Roma, 2 set – Il caro-affitti e la crisi spingono sempre di piu’ gli italiani alla coabitazione. E’ quanto emerge da una ricerca di Immobiliare.it. Il fenomeno per molti anni limitato agli studenti universitari oramai si e’ esteso ai lavoratori.

”Il modesto livello degli stipendi italiani (1.000 euro al mese il salario medio di un impiegato nel nostro Paese) costringe chi lavora nelle grandi citta’ a condividere l’appartamento. Ben il 59% delle coabitazioni nelle principali citta’ italiane si realizza fra persone che gia’ hanno un impiego”, scrive Immobiliare.it.

Un passaggio obbligato se si gurda ai canoni mensili d’affitto di un monolocale a Milano 815 euro, a Roma 755, aFirenze 710, a Torino 570, a Genova 490, a Venezia fino a 850. ”Nelle grandi aree metropolitane la coabitazione non e’ piu’ solo un fenomeno studentesco. In questi tempi di crisi, poter dividere le spese condominiali e le bollette non e’ cosa da poco e questa soluzione abitativa consente un risparmio medio di 300 euro”, commenta Carlo Giordano, Amministratore Delegato del Gruppo Immobiliare.it.

Fonte: ASCA.it

http://www.asca.it/news-CRISI__IMMOBILIARE_IT__CARO-AFFITTI_SPINGE_LAVORATORI_A_COABITAZIONE-856107-ORA-.html

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