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I Russi cercano un tetto in Italia

Il Belpaese si conferma meta ideale per gli investimenti immobiliari, non solo per le case-vacanza. Al top delle preferenze c’è la Calabria.

scorcio di lungomare calabro

Un tetto italico per i ricchi russi. Nel 2010 l’Italia è stato il Paese preferito dai russi per l’acquisto di proprietà all’estero, come rivela il direttore generale della compagnia Miel Dpm, Natalja Zavalishina. Il 35% degli acquisti conclusi dai russi in ambito immobiliare estero, infatti, è stato realizzato nella terra di Dante, con un aumento delle richieste nella seconda metà del 2010 pari al 42%.

“Il 25-30% del totale della domanda riguarda la Calabria, il restante 10% èda dividere tra le alte regioni italiane”, ha aggiunto la Zavalishina. Secondo i suoi dati, il secondo posto per gli acquisti immobiliari dei russi all’estero spetta alla Bulgaria, col 15%, mentre nel 2008-2009 il Paeseslavo occupava ancora il primo posto con il 60%. Al terzo posto ci sono gli Stati Uniti e in particolare New York, col 12%.

“L’interesse verso le proprietà immobiliari a New York è dovuto al fatto che negli ultimi dieci anni i prezzi del mattone non avevano mai accennato a diminuire come adesso”, ha fatto notare il direttore generale della Miel DPM.

Nella lista dei Paesi che attirano i russi segue la Repubblica Ceca col 9%, la Spagna con l’8% e la Germania col 7% degli acquisti totali. La percentuale degli acquisti totali relativa all’Europa Occidentale per il 2010 è del 64%.

Inoltre nel 2010 sono cambiate le finalità con cui i russi acquisiscono proprietà immobiliari all’estero. Se prima l’80% dei contratti riguardava l’acquisto di immobili come case per le vacanze e come investimento per il futuro, nel 2010 solo il 60% degli immobili è destinato a questo scopo, mentre è cresciuta la percentuale di coloro che desiderano ottenere la residenza in altri paesi (dal 5% al 12%) e di coloro a cui la proprietà serve per far studiar i propri figli all’estero (dal 3% al 15%).

Fonte: RussiaOggi.it

http://russiaoggi.it/articles/2011/02/21/i_russi_cercano_un_tetto_in_italia_11954.html#jf38a4361c

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Censis: gli Italiani hanno fiducia nell’Investimento Immobiliare

Le famiglie tornano ad investire nel mattone: il Censis prevede un +3,4% di compravendite a fine anno

Non traballa la fiducia delle famiglie nell’investimento immobiliare: gli italiani considerano l’investimento in un immobile il canale preferibile per l’impiego dei risparmi familiari.

È quanto rileva il Censis nel suo 44° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi a Roma, che fornisce una fotografia dei più significativi fenomeni socio-economici verificatisi in Italia, individuando i processi di trasformazione della società italiana.

Fiducia delle famiglie nell’investimento immobiliare

Dall’indagine del Censis emerge come per il 22,7% degli italiani la forma di utilizzo dei propri risparmi da privilegiare è l’investimento immobiliare, mentre il 21,8% ritiene che i risparmi vadano mantenuti liquidi sul conto corrente e l’8,5% giudica preferibile acquistare azioni e quote di fondi comuni di investimento. Dichiara di non avere risparmi da utilizzare il 39,7% di italiani.

In aumento le compravendite di immobili

Il Rapporto registra un’inversione di tendenza dopo la fase di ridimensionamento del mercato immobiliare seguita al lungo ciclo positivo dell’immobiliare, iniziato nella seconda metà degli anni ’90, durante il quale i volumi delle compravendite sono costantemente cresciuti fino ad avvicinarsi alla soglia degli 850.000 scambi all’anno nel 2006. Torna quindi a manifestarsi la tradizionale fiducia delle famiglie italiane nell’investimento nel mattone, tanto da far prevedere per il 2010, dopo tre anni consecutivi di calo dei volumi, un leggero progresso nelle compravendite, stimabili in 630.000 unità residenziali a fine anno (+3,4% rispetto al 2009).

Investimenti pubblici nell’edilizia

Sul tema degli investimenti pubblici nell’edilizia il Censis sottolinea come gran parte dei programmi di intervento presenti nell’agenda delle città italiane si trova a fare i conti con la scarsità dei finanziamenti pubblici. In questa fase di carenza di risorse, le entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione hanno rappresentato una boccata d’ossigeno per i Comuni: una dinamica che ha portato non poche amministrazioni locali a favorire, per fare cassa, una forte produzione edilizia e un notevole consumo di suolo. Secondo il Censis nel caso delle infrastrutture di mobilità sta prendendo piede un modello diverso dal passato, che vede come moneta di scambio per recuperare l’investimento effettuato dal privato non più la gestione dell’infrastruttura, ma la possibilità di realizzare nuove volumetrie su terreni pubblici o in deroga al piano urbanistico.

Servizi pubblici inefficienti

Nel campo dei servizi pubblici, il 44° Rapporto denuncia l’insoddisfazione cronica degli utenti, il ristagno degli investimenti, il blocco dei processi di modernizzazione e il mancato consolidamento di sistemi di gestione di tipo autenticamente industriale. L’11,5% degli utenti denuncia irregolarità nell’erogazione dell’acqua (nel 1995 questa percentuale era simile, il 14,7%). In alcune regioni, come la Calabria, si supera il 30% e nel periodo estivo la media nazionale arriva al 42,7%. In più, il 32,2% delle famiglie utenti dichiara di non fidarsi dell’acqua che sgorga dal rubinetto di casa.

Opportunità imprenditoriali e occupazionali con le rinnovabili

Secondo il Censis il segmento dell’energia rinnovabile, oltre a simboleggiare la natura intrinseca della green economy, ne rappresenta la componente industriale più dimensionata e più promettente in termini di sviluppo potenziale. L’energia prodotta in Italia da fonti rinnovabili si avvicina ormai al 20% del totale, e la crescita del comparto, alimentata dalle politiche europee e nazionali, è stata decisamente rapida: in soli quattro anni è aumentata del 39%. Quanto alla distribuzione sul territorio, la produzione, come anche la potenza degli impianti, si concentra nelle regioni settentrionali, dove è determinante il contributo della fonte idroelettrica.

I benefici derivanti dal settore energetico

Il Rapporto del Censis evidenzia anche i benefici per il sistema-Paese, per le imprese e per i cittadini derivanti dal settore energetico, fondamentale per la nostra economia produttiva. L’industria energetica assorbe un’occupazione diretta consistente (circa 118.000 addetti) costituita dal personale dipendente delle compagnie, di elevata qualificazione, e alimenta importanti settori collegati, sia industriali (dall’impiantistica alle costruzioni, dalla siderurgia all’industria elettromeccanica), sia nei servizi (dalla progettazione ai trasporti, dalla ricerca alla formazione), anch’essi di elevata specializzazione. Il settore energetico produce un fatturato annuo rilevante, che supera i 230 miliardi di euro, e determina importanti investimenti sul territorio (dell’ordine di alcuni miliardi di euro l’anno), in parte legati all’esigenza di aderire a una normativa tecnica, ambientale e relativa ai temi della sicurezza in continua evoluzione. Inoltre, produce un gettito considerevole per lo Stato anche in termini di imposte indirette, quali le accise, che solo per il settore dell’autotrasporto ammontano nel 2008 a oltre 23 miliardi di euro.

Fonte: Casa&Clima.com

http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=5903:censis-gli-italiani-hanno-fiducia-nellinvestimento-immobiliare&catid=1:latest-news&Itemid=50

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Ha in media 36 anni chi chiede un mutuo per la prima casa.

Secondo i dati diffusi oggi da Mutui.it l’indipendenza economica in Italia si raggiunge molto tardi. Chi vuole sottoscrivere un mutuo per la sua prima abitazione ha mediamente 36 anni, richiede un finanziamento di 160.000 euro (pari al 75% del valore dell’immobile che intende acquistare), è disposto ad impegnarsi per 25 anni e preferisce un tasso fisso (47% del campione).

L’indagine, che ha preso in considerazione oltre 1.000.0000 di richieste arrivate a Mutui.it negli ultimi mesi, ha anche messo in evidenza le notevoli differenze tra Nord e Sud che si registrano nella sottoscrizione dei finanziamenti per l’acquisto della prima casa: in primis la durata media del mutuo, che nelle regioni settentrionali cresce di 10 anni rispetto alla media, arrivando a 35 anni.

Si registra, invece, una sostanziale uniformità nella richiesta di finanziamenti a rata costante (circa il 12% del totale in tutta la Penisola), al Sud oltre il 54% di chi richiede un preventivo di mutuo lo fa per un finanziamento a tasso fisso.

Inoltre, è emerso che gli importi più alti per l’acquisto della prima casa vengono richiesti in Trentino Alto Adige, Lazio e Valle d’Aosta.
Decisamente più economici, per le banche, i finanziamenti in Basilicata, Calabria e Molise.

Fonte: Repubblica.it

http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?code=635&dt=2010-11-23&src=TLB

 

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