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Investire sulla seconda casa: uno sguardo ai Lidi Ferraresi
A causa della crisi, negli anni 2010-2014 , il valore degli immobili è drasticamente calato, con punte al ribasso sul prezzo di vendita pari anche al 40%. La crisi ha colpito dunque il valore assoluto degli immobili ma anche le compravendite hanno risentito di un calo a doppia cifra. Trascorso il quadriennio di forte crisi, finalmente i prezzi hanno iniziato a stabilizzarsi e dal biennio 2014-2015, ogni anno si assiste ad un aumento del numero di compravendite.
Ci penserò domani
Una cosa è certa, l’Italia è molto più omogenea di quanto si possa immaginare. L’unità è compiuta nel modo di pensare: all’italiana, appunto.
Da Nord a Sud e viceversa l’agente immobiliare, o l’Italiano medio, è fatto uguale.
Restìo al cambiamento, refrattario all’innovazione, ancorato al passato, diffidente verso il prossimo, e soprattutto attendista, questo è il profilo dell’agente immobiliare medio.
Tante di queste cose le ho già affrontate in precedenti post, e gli ultimi mesi mi hanno dato conferma di tutto ciò.
L’insieme di queste considerazioni è argomento di ben più ampia discussione, anche alla luce dell’andamento recente del mercato immobiliare.
Nel panorama generale si posso incontrare ancora agenti immobiliari che storcono il naso all’idea che i prezzi possano (debbano) scendere ancora, che alcuni agenti immobiliari sperano di poter superare questo periodo (che si preannuncia ancora lungo) tirando i remi in barca e vivendo alla giornata, che molti non conoscono il mercato reale su cui operano (ovvero il numero di compravendite e agenti immobiliari attivi sul proprio territorio, la capacità di acquisto reale).
Per giungere fino a qualcosa che non è accettabile dal mio punto di vista, ovvero quegli “imprenditori” che, davanti all’evidente difficoltà, tirano fuori dal cilindro affermazioni del tipo: “vedo come va quest’anno (o addirittura tutto il 2013), e poi decido cosa fare.”
In questa frase (declinata in varie formule) s’annida una scintilla di fiducia (voglio sempre essere ottimista) che potrebbe anche essere letta come remissione (ma mi tocca essere realista).
Non esiste ambito imprenditoriale dove non si intercettino i bisogni reali, non si interpretino per tempo, e non ci si attrezzi prima degli altri. Affidare al futuro, e al suo andamento il nostro destino, è subirne silenziosamente le conseguenze ed arrivare in ritardo rispetto alle aspettative dei clienti.
Certo bisogna distinguere tra chi ha chiaro che domani le cose (in termini assoluti) peggioreranno ma non hanno coraggio (o forza adeguata) per adeguarsi ad un mercato completamente diverso rispetto a quello desiderato, e tra chi chiude gli occhi davanti all’evidenza si stringe dentro le spalle e si arrende in un’impotenza che è percepibile già dalla stretta di mano. Di certo gli attendisti sono la maggioranza.
La realtà è che stiamo affrontando (spesso senza i giusti mezzi) un mercato in sofferenza, con una flessione partita nel 2006, acuitasi nel 2008, esplosa nel 2010 che ancora oggi anno 2012 viene interpretata da troppi come passeggera, e non già epocale (anche perché congiunturale e sistemica con l’economia mondiale).
Altro pensiero condiviso da molti è che questa crisi farà “pulizia” tra gli operatori del settore, indicando in molti agenti immobiliari (e nel loro alto numero e scarsa competenza) la causa delle difficoltà in cui versa il settore. Ma non saranno di certo gli agenti immobiliari a determinare la classifica di chi continuerà a svolgere questa professione e chi invece verrà spazzato via, l’unico giudice sarà il mercato, saranno i consumatori, quella massa di persone che sceglie a chi affidarsi per investire o cercare casa (perché il mercato è meno ricco ma non è scomparso) e che non può aspettare domani per decidere cosa fare.
Fortunatamente una ristretta parte di imprenditori (quelli che ragionano davvero da capitani d’impresa) sta cambiando rotta e riorganizzando tra non poche difficoltà la propria azienda, attivando dinamiche proprie di chi conosce esattamente e monitora costantemente i costi, i ricavi, i margini e con coraggio e con giusti investimenti e riorganizzazioni aziendali interpreta il mercato attuale e pianifica il futuro prossimo venturo (nei limiti delle possibilità umane), per cogliere il gradimento e l’apprezzamento dei consumatori e degli investitori che sono gli unici a poter aspettare un giorno in più per decidere, ma che quando hanno deciso scelgono chi ha anticipato almeno di un giorno le loro intenzioni.
Che poi a mio avviso, il domani arriva presto, il domani è già oggi.
twitter @andrearusso – @blogimmobiliare
Mai più da soli
Il 2011 volge al termine. Un anno che ha visto stravolgimenti finanziari importanti, e la presa di coscienza di come la situazione economica mondiale e nazionale fosse ben più grave di quanto l’opinione pubblica immaginasse. Oggi non si fa gran fatica a individuare nel 2007 la data di inizio di questo percorso recessivo che in realtà ha soltanto riportato a livelli più reali la ricchezza che in questi ultimi anni era stata creata da una finanza ardita, di carta e affatto contro garantita. Gli investimenti immobiliari in tutto ciò hanno sofferto di una crescita dei prezzi legata appunto anche all’enorme disponibilità di liquidità sui mercati. La facilità di accesso al credito ha inondato le tasche dei cittadini di disponibilità di spesa che ha alimentato la crescita dei prezzi legati alla fame di proprietà immobiliare. La casa è un investimento duraturo, per la vita. I valori, invece, sono legati all’andamento dell’economia, per cui se operazioni di speculazioni di breve periodo hanno alimentato la crescita dei prezzi, investimenti di lungo periodo tengono comunque al riparo i capitali impegnati da perdite. Insomma, chi aveva pensato di fare soldi facili con la speculazione immobiliare, non soltanto ha drogato il mercato, ma ne è pure rimasto vittima perché era credenza diffusa che i prezzi potessero sempre soltanto salire.
Qualche anno fa, cinque per l’esattezza, dissi che questo trend non era sostenibile, e lo dissi alla luce di semplici fattori, legati proprio alla capacità di ottenere dall’investimento immobiliare rendite costanti quasi che il crescente costo della vita potesse stimolare un corrispondente aumento dei redditi pro-capite. Ormai è chiaro che ci vorrà ancora qualche anno prima che il mercato riparta con tendenze rialziste, e questo ribaltamento del rapporto domanda offerta ha modificato radicalmente l’approccio all’attività immobiliare sia per gli investitori che per gli operatori. Si investe in maniera più attenta e solo a fronte di liquidità certa da investire in operazioni ponderate, e i professionisti della mediazione e della consulenza approcciano nuovi sistemi di produzione. Di certo il 2011 rimarrà l’anno dello sdoganamento generalizzato della disponibilità a collaborare tra professionisti qualificati e riconoscibili. Studi associati, consorzi, network e gestionali condivisi sono risposta spesso vincente per chi vuole mantenere gradevoli quote di mercato e reddito dall’attività svolta.
Questo credo sia il messaggio più forte che viene fuori dalla storia del 2011: mai più da soli.
Questo modo di approcciare la professione vedrà un consolidamento negli anni a seguire per cui anche quando il mercato immobiliare dovesse tornare a macinare utili da qui al prossimo triennio, si radicherà sempre più negli operatori, perchè come ci sono i nativi digitali, ci saranno i nativi collaborativi.
Buon 2012
twitter @andrearussore