Americanate. O no?

americaniTra l’Italia e gli Usa esiste un legame indissolubile. Vuoi soltanto perché è stata ‘scoperta’ da Colombo e battezzata da Vespucci, perché gli Italiani l’hanno colonizzata diventando una delle nazionalità più rappresentate oltreoceano e perché siamo stati prima ‘liberati’ dagli Yankee e poi invasi dalla cultura e soprattutto dai prodotti a Stelle e Strisce.

Negli anni il fascino e l’ammirazione verso il Nuovo Mondo ci hanno portato ad essere tra i maggiori consumatori di tutto ciò che lo zio Sam è riuscito a proporci. Loro ci hanno ‘innovato’ con hot dog e hamburger, hip hop e jazz, Michael Jordan e Hulk Hogan, Apple e Google, John F. Kennedy e Barack Obama, Dinasty e Beautiful, mentre noi siamo rimasti a pizza e mandolino, calcio e spaghetti, La Grande Bellezza e Berlusconi, Fiat (che in realtà ormai è americana) e la moda (che ormai è per buona parte di proprietà straniera), Roberto Baggio e Balotelli.  Sarà anche che, a prescindere da orgoglio e patriottismo, viviamo una certa sudditanza psicologica verso la prima potenza mondiale e che in fondo il sogno di molti sarebbe vivere negli Usa, ma tutto ciò che sbarca in Italia con la mitica Stars and Stripes è allo stesso tempo stupore e sbigottimento.

In fondo è come quando da bimbi si andava al Circo, e tornati a casa si sognava d’essere trapezzisti o giocolieri, per poi risvegliarsi a fare i ragionieri di fantozziana memoria.

È cosi che in Italia anche gli agenti immobiliari sognano una vita al pari dei colleghi statunitensi, parlando di MLS, Home Staging, Open House, facendo zapping tra Paola Marella e Fratelli in Affari, studiando le tecniche di Mike e Tom Ferry. E come i bambini al circo, tutti portano con sé la voglia di provarci, di sfidare il vuoto e volteggiare come trapezisti, ma pochi ci provano e pochissimi riescono non arrendendosi alle prime cadute e consapevoli che, da buoni italiani, hanno ben predisposto un eventuale rete di sicurezza.

La maggior parte che si limita a fare da spettatore non pagante, intanto, giustifica la propria posizione dicendo che ‘sono solo americanate’, ‘in Italia non funzionano’, ‘il nostro mercato non è pronto’.

Del resto gli ultimi 50 anni non ci hanno insegnato nulla in tal senso.

Cose simili mi raccontano che venissero dette anche quando McDonald’s aprì il suo primo ristorante in Italia.

La storia poi la conoscete.

A.R.

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Pubblicato il 7 aprile 2014, in Post con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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