Un sogno chiamato America

fotoLa prima volta che ho messo piede sul territorio americano era il 2002.  Los Angeles con i suoi 12 milioni di abitanti, è la città più estesa che abbia mai visitato. Immagino che, per chi non è abituato, guidare per le strade di una metropoli di tale dimensioni sia un impresa quasi impossibile. La mia macchina non ha il navigatore, devo raggiungere la San Fernando Valley all’estremo nord dell’area metropolitana di Los Angeles (comunemente abbreviato in LA – el-ei), oltre le colline. Mi avventuro nella freeway a otto corsie, un fiume di automobili in piena. A LA devo starci 7 mesi; la prima cosa che mi passa per la mente è che passerò la maggior parte del tempo a cercare di trovare LA STRADA GIUSTA. Sono arrivato a Los Angeles per andare a fare un internship presso lo studio di architettura di uno dei maestri studiati all’università. Il suo studio-laboratorio è a Culver City, apparentemente vicino a Down Town e sufficientemente lontano dalla mia abitazione da dover affrontare ogni giorno almeno 3 ore di macchina tra andata e ritorno. Eric Owen Moss, così si chiama il maestro. L’ho studiato sui libri, sono impaziente di vederlo lavorare, di capire come elabora un progetto.  Il 10 Aprile è il mio primo giorno, allo studio festeggiano Scott, il vice di Eric; è il suo compleanno. Giusto 15 minuti di festeggiamenti e si riprende. Scott mi accoglie e mi mostra lo studio, un capannone industriale open space con 30 eccellenti architetti che , ognuno con un ruolo ben definito, collaborano alla  realizzazione delle idee di Eric. Straordinario! Ma la cosa veramente straordinaria è che Eric sviluppa i suoi progetti partendo da un’idea, tradotta materialmente in un modellino in legno e plastilina 500 volte più piccolo di ciò che sarà realizzato. I progetti finiti e realizzati, sono sempre uguali al primo modellino! È come dire che OGNI IDEA CHE HAI PUOI REALIZZARLA!

Lui può farlo perché l’America è un PAESE FACILE, un paese dove la burocrazia non esiste, dove chi ha un idea, può veramente realizzarla ed essere responsabile pienamente dei risultati ottenuti.  Non ci sono limiti imposti da altri se non quelli della legalità e della correttezza e sopratutto non c’è nel popolo americano la cultura di trovare il modo più facile per aggirare l’ostacolo. Il fatto è, che NON ESISTE L’OSTACOLO! La metafora sono proprio le freeway, dopo due giorni sono diventate la cosa a me più familiare tanto da farmi sembrare di guidare in un piccolissimo centro urbano. Non sono fatte per aggirare gli ostacoli. Si guida sempre dritti, LA STRADA È LARGA E SICURA E UNA VOLTA PRESA, ARRIVI A DESTINAZIONE, SEMPRE!

La freeway simboleggia chiaramente il modello americano. Ciò che all’apparenza inizialmente poteva sembrare un ostacolo insormontabile, presto è diventato quanto di più semplice avrei dovuto affrontare ogni giorno. Così come Eric riesce a realizzare un progetto partendo da un piccolissimo modellino in legno, avevo capito che sul territorio americano SE HAI UN’IDEA DI SUCCESSO non ci sarà burocrate, politico, barriera sociale o ideale avverso, che possa impedire che quell’idea possa essere realizzata. Sono tornato in Italia con questo concetto completamente assimilato e certo che quanto prima sarei tornato ancora nel nuovo continente  a sviluppare la mia, idea di successo!

arch. Simone Galiberti

www.americainvest.net

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Pubblicato il 8 novembre 2013, in Sold in the USA con tag , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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