I love Real Estate, but…

i love real estateQuanto sia bello e importante amare il proprio lavoro, quanto sia importante vivere bene nel proprio settore è indubbio, ma, per mia convinzione, non ritengo sia sufficiente, tutt’altro. La passione per quello che si fa è di certo fondamentale per farlo bene, ma se è vero che amare la propria attività aiuta, è altrettanto vero che se non si è capaci di farla al meglio, allora amarlo non basta.

Del resto, se fosse sufficiente amare il gioco del calcio per diventare calciatore professionista, in Italia avremmo milioni di top player e palloni d’oro.

Non basta dire di amare ciò che si fa se poi non lo si vive a pieno, perché soltanto chi studia, si allena, e si mette in gioco quotidianamente ottiene dei risultati.

Nel settore della mediazione immobiliare oggi molti tengono duro, in maniera anche ammirevole, puntando molto sulla passione che li lega a questa professione, altri invece si dicono disaffezionati ad un lavoro che è diventato via via avaro di soddisfazioni e che è sempre più difficile. Ecco che allora l’amore verso ciò che si fa aiuta chi lo fa con coerenza e competenza, perché altrimenti è insufficiente o addirittura dannoso. Come rimanere legati a una persona che non ci ama più, solo perché noi pensiamo ancora di amarla.

Il mercato è giudice e arbitro, e attraverso i risultati misura il merito e il valore, conforta l’impegno e premia l’amore e la passione. E il mercato non sbaglia ma, oggettivamente, valuta  le prestazioni.

Amare qualcosa non significa necessariamente essere capaci di farla, o saperla fare al meglio e in maniera coerente con il risultato sperato, ma aiuta sicuramente chi si impegna al massimo e con costanza.

Ecco, chi dice di amare il proprio lavoro credo dovrebbe chiedersi spesso se è in grado di farlo, se sta facendo tutto nel miglior modo possibile, se può migliorare in qualcosa e investire su quel miglioramento tempo e risorse, proprio per il rispetto dovuto a qualcosa che si dice di amare, se è davvero ciò che vuole fare.

Io, ad esempio, mi interrogo quotidianamente sulle mie azioni e le confronto con i risultati.

Troppo semplice, invece, è dire che i risultati non arrivano soltanto a causa di mille fattori esterni, tutti traducibili in un mercato esageratamente difficile e complicato. Affermazioni del tipo “lo faccio con passione da anni, ma non mi diverto più…” “sono certo di saperlo fare, e se non ottengo risultati non è colpa mia…” ” questo lavoro non è più quello di una volta…” sono sintomo di non accettazione di una realtà che non permette giustificazioni, ma che chiede a gran voce una presa di coscienza che porti ad affrontare con diverso spirito e approccio oggettivo un lavoro che, se davvero si ama, va onorato in ogni tempo, e non può essere trattato con la sufficienza di chi dopo anni di matrimonio dà per scontato che il partner sia ancora innamorato come il primo giorno.

Perché oltre ad amare un lavoro bisogna che quel lavoro dimostri di amarci.

A. R.

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Pubblicato il 4 Maggio 2013, in Immobiliare, Post, Real Estate con tag , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 8 commenti.

  1. Amare il nostro lavoro, mettersi in discussione, aggiornarsi e formarsi continuamente è importante come professionista, ma se non facciamo qualcosa di diverso perchè anche i clienti lo ritengano utile, a mio avviso a lungo andare ti disinnamori, sempre se prima non c’ha pensato il mercato ad estinguerti. E’ vero che le transazioni si sono ridotte del 50%, e su questo dato noi non possiamo intervenire. Ma è anche vero che il contributo dell’intermediato da parte dell’agente immobiliare è pari solo al 50% e su questo dato volendo abbiamo ancora spazio per migliorare. Allo stato attuale però invece di recuperare quote sul mercato privato-privato ho l’impressione che ne stiamo perdendo sempre più, e questo dato ci dovrebbe seriamente preoccupare. Se il cliente cerca di effettuare un’operazione immobiliare senza l’ausilio di un agente immobiliare non è a mio avviso per una questione di costi (come molti colleghi pensano), ma semplicemente perchè ritiene che può fare bene anche senza il nostro contributo, e a volte lo ritiene inutile e quindi, “se possibile”, da evitare.
    A livello generale per la categoria questa crisi dovrebbe rappresentare un’opportunità da cogliere per intercettare le nuove esigenze del mercato e fornire la nuova figura professionale che il futuro si attende. E non mi riferisco solo alla formazione, all’ adottare nuove tecnologie etc, ma anche al fatto, se richiesto, di rivedere la normativa vigente e l’operatività in generale che porti il cliente a ritenere utile e vantaggioso l’intervento di un agente immobiliare. Per farlo basterebbe osservare i paesi in cui l’intermediato è pari al 90%. Ma se in comunicato di una delle maggiori associazioni di categoria si dichiara che coprire un 50% delle transazioni è un successo perchè significa che 1 ciente su 2 apprezza e ritiene utile il nostro lavoro penso che non andremo molto lontano. Chissà se la penserebbe così anche la categoria dei geometri, degli architetti, dentisti avvocati etc…. se sapessero che un 50% dei loro potenziali clienti si arrangiano da soli.

  2. Bravo Andrea.. hai scritto una frase “sacrosanta”.. (Io, ad esempio, mi interrogo quotidianamente sulle mie azioni e le confronto con i risultati.)
    Molte persone appartenenti alla nostra categoria professionale, non si mettono piu’ in “gioco”.. non dubitano delle proprie azioni, riflessioni e capacità.. ma preferiscono additare il “mercato” (che poi è il cliente).. la crisi (che poi è un cambiamento).. Troppo semplice..!! E’ normale che in un settore in cui il numero di compravendite è calato del 50% negli ultimi due anni.. ci sia meno possibilità di guadagno per tutti..!! Capisco che il morale di molti sia ai livelli minimi.. capisco che la passione per questo lavoro si affievolisca in momenti difficili.. capisco che è piu’ semplice scaricare le responsabilità su clienti, governo, economia e cambiamenti sociali vari.. ma in verità, siamo noi (intesa come categoria) che non abbiamo piu’ la freschezza di un tempo e ci stiamo rendendo conto che la nostra professione deve diventare piu’ completa e piu’ interessante per un pubblico sempre piu’ colto ed esigente..!!
    Pochi giorni fà ho partecipato ad un convegno per Agenti Immobiliari a Milano.. sui nuovi strumenti digitali da applicare alla nostra professione e devo dire che sono rimasto sconcertato.. !! Dopo circa 10.000 inviti in tutta Italia e circa 400 registrazioni effettuate per la partecipazione all’evento.. si sono presentati solo una quarantina di colleghi.. Mi è dispiaciuto molto per chi ha organizzato l’evento (che era anche Gratuito).. ma è sintomatico dell’arroganza con cui molti di noi affrontano i cambiamenti (tra cui quelli tecnologici). Siamo ancora troppo “arroganti”.. ancora arroccati sulle nostre credenze.. sui nostri pregiudizi.. sul nostro passato.. ! Se ci rendessimo conto che il “passato” è passato.. forse vivremmo il “presente” con meno ansie e qualche risultato in piu’..!! E forse capiremmo che se ognuno di noi continua a fare.. ciò che a sempre fatto, senza analizzare le proprie potenzialità, il proprio talento, le proprie conoscenza, la propria costanza, la propria dedizione e anche la volontà di iniziare nuovamente a studiare.. diventeremo una “razza” in via di estinzione. La domanda che dovremmo farci tutte le mattine, prima di andare in ufficio dovrebbe essere.. “come posso essere realmente utile ai miei potenziali clienti ?” e poi sforzarci di darci una risposta leale ed onesta.. Trovata la risposta proseguire su quel cammino.
    Ma parlando con colleghi, ogni giorno.. mi rendo conto che è piu’ semplice lamentarsi..

    Comunque Grazie per il tuo articolo ed il tuo blog (molto carino).. che permette a tutti Noi di dare una nostra opinione ..!

    Buon lavoro a tutti..! (nella speranza di vedere che buona parte dellla nostra categoria reagisca come un gruppo di “GUERRIERI” e non come “Pecorelle smarrite”..!

    • Grazie Marcello. Sono molto felice che tu condivida il mio pensiero. Se per troppi anni quest’attività è stata un facile terreno per molti, forse per troppi, forse è giunto il momento di rendersi conto che non è più così. Qualche giorno fa mi sono trovato a dire a dei colleghi che se non capiscono che in questo momento è come se fossimo in Vietnam in piena guerra non si avrà l’atteggiamento giusto per venirne fuori.

      Grazie ancora per i tuoi apprezzamenti.

      Andrea

  3. Oriali non aveva i piedi buoni, Mennea non aveva il fisico eppure le loro gesta hanno segnato la storia. Bisogna essere obiettivi e non cercare scuse ai propri fallimenti ma anche inseguire i sogni.
    Firmato FORREST

    • Grazie Luigi, gli esempi che fai sono calzanti e si sposano con ciò che cerco di dire. Perché se è vero che Oriali e Mennea all’apparenza non promettevano bene, hanno sopperito con qualità come costanza, e dedizione alla loro attività. Quando dico che amare il proprio lavoro non basta, è perché spesso si è portati a pensare che sia sufficiente questo perché i risultati arrivino, che sia una conseguenza logica che l’amore venga gratificato dal successo. Di certo l’amore e la passione sono elementi fondamentali e sono capaci di fare la differenza, ma, se non supportati dall’allenamento, dal talento e dal sacrificio vengono sminuiti di ogni valore.

      Anche Forrest nella sua corsa ci metteva il cuore, ma il cuore era semplicemente quel fattore che gli garantiva quel quid in più per superare ogni difficoltà. Testa e gambe, però, facevano il resto.

  4. Chi svolge una professione “privata” ha il dovere di provarci finché ci crede, anche se i risultati gli suggeriscono il contrario. Il suo giudice è solo il mercato ma in fondo è un suo sacrosanto diritto non ascoltarlo 🙂

    • Mi trovi pienamente d’accordo. Ma proprio per questo poi non bisogna cercare alibi in fattori esterni, soprattutto se prima e per tempo non si è stati capaci di valutare oggettivamente se stessi. Come dici bene tu, bisogna essere obiettivi.

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