Quando i conti tornano

Fine anno, si sa, è tempo di bilanci. Per tutti, sia per chi ha ottenuto i risultati programmati, sia per chi li ha superati, che per chi non li ha raggiunti. Arriva un momento in cui la pianificazione si incrocia con l’obiettivo e bisogna misurare il grado di corrispondenza tra l’attività svolta e il successo ottenuto.

Di certo pianificazione e controllo mettono al riparo da sorprese a questo punto dell’anno. Conoscere il percorso prima di intraprenderlo e seguirlo pedissequamente, ci porta ad avere un termometro della situazione costantemente aggiornato. Questo soprattutto in un momento storico e di mercato dove le variabili oggettive che esulano dalla nostra capacità soggettiva sono molteplici e di articolata gestione.

Nel settore immobiliare, ciò che più si soffre è la stretta del credito che a cascata deprime la capacità di spesa e quindi d’acquisto. I prezzi degli immobili, del resto, scendono molto moderatamente rispetto al tonfo che ha subito il potere d’acquisto. Tutto ciò era ampiamente previsto – salvo l’acuirsi –  i segnali di una forte contrazione erano già chiari, e soltanto chi ha saputo organizzare le necessarie contromisure oggi, a giochi praticamente fatti, ha raggiunto risultati soddisfacenti.

Non entrerò nel merito di come ciascuno abbia gestito la propria attività in quest’anno che ne prefigura un altro altrettanto complicato, in quanto ognuno è consapevole del proprio operato, ma mi limito a due considerazioni.

Il mercato è radicalmente cambiato, sia negli equilibri tra acquirenti che venditori e dunque tra prezzi e valori, sia nella gestione stessa delle trattative. Ho sentito molti dire che già dal 2007 avevano subdorato il mutamento del trend, ma da pochi ho sentito dire che si sono attivati di conseguenza. La maggioranza ha lasciato che le cose andassero verso una certa direzione, non intraprendendo contromisure adeguate ma continuando a “grattare” quel che c’era, sperando che fosse una situazione temporanea. Oggi pochi hanno radicalmente ristrutturato il proprio modo di fare attività, troppi invece si sono fatti schiacciare da una dinamica che ha ribaltato il settore immobiliare. Il mercato ha dettato nuove regole, ma pochi le hanno fatte proprie, interpretate e gestite in proprio favore.

La seconda riflessione, è legata all’atteggiamento proprio della categoria. In questo momento chi ha retto i colpi è stato il professionista strutturato e con sufficienti anni d’esperienza per gestire l’attività con dinamiche diverse. Chi da poco si è affacciato all’attività (mediamente entro i 5-6 anni) o regge e ottiene risultati grazie al dinamismo proprio di chi ha ancora molta energia da investire, oppure langue e medita di mollare con la delusione tipica di chi si era messo in un mercato che prometteva all’apparenza crescita infinita e alti rendimenti. Paradossalmente chi ha intrapreso l’attività da meno di 24 mesi soffre in misura minore, vuoi per il semplice fatto che non ha conosciuto momenti di crescita e la difficoltà attuale appare quasi normale e quindi approccia senza troppe ansie il proprio percorso.

Oggi chi vive di attività di mediazione immobiliare non può prescindere da due fattori, la passione e la competenza. La passione serve a vivere in maniera positiva ogni esperienza e porta a trarre il meglio anche dalle situazioni peggiori. La competenza permette di trovare soluzioni e di avere la capacità di gestione di ogni ambito professionale legato all’attività.

Per questo chi ama la propria professione non la vive alla giornata, ma la pianifica e la controlla giorno dopo giorno come si farebbe con qualsiasi progetto a cui si crede e che non si vuol trascurare. Soltanto così alla fine dell’anno tirata una riga in fondo al foglio, i conti tornano.

A.R.

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Pubblicato il 18 dicembre 2011, in Immobiliare, Post con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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