Patrimoniale, da Berlusconi finalmente un no chiaro
Ci voleva l’intervento netto di Silvio Berlusconi per mettere una parola chiara sulla questione della patrimoniale. “Su questa strada – ha detto il premier – troveranno in me, nella mia coalizione, nel mio governo, nei miei elettori, un muro indistruttibile. Se la mia parabola politica ha un senso, questo senso è nell’estendere e tutelare la libertà dei cittadino, conferendo alla società e alle famiglie quel peso, quella centralità, quella autonomia e quella libertà economica e civile che la vecchia Italia non è stata in grado di dare loro”. Una smentita durissima, che al tempo stesso dimostra quanto giusta e preveggente sia stata la campagna contro la patrimoniale, e ciò che le ruota intorno, lanciata dal Velino. “L’allarmismo – dice Berlusconi – è funzionale a un disegno di potere complesso, fatto di rumors molto meno degno di queste inaccettabili proposte”. Insomma, poteri forti all’opera, oltre al vecchio vizietto della sinistra di colpire la proprietà privata e la casa in particolare. Giulio Tremonti aveva egualmente smentito, ma in modo meno definitivo, anzi ironizzandoci un po’ sopra. “È un’ipotesi da salottini” aveva detto delle proposte lanciate sul “Corriere della Sera” da Giuliano Amato e da Pellegrino Capaldo. Ancora un “no”, informale, dopo che l’idea era stata rilanciata da Walter Veltroni. Poi il ministro dell’Economia era entrato in allarme, per almeno tre motivi.
Primo: sulla patrimoniale c’era il rischio di un fraintendimento con Berlusconi. E non stiamo parlando del Rubygate, ma di uno di quegli argomenti che realmente interessano agli elettori, una questione strategica in grado di decidere le sorti elettorali di una classe politica. Berlusconi vi aveva già fatto un accenno durante un vertice a palazzo Grazioli qualche sera fa, un summit al quale Tremonti non era presente. Secondo motivo: le chiacchiere sulla patrimoniale rischiano di creare seri problemi non solo di consenso, ma anche nella messa a punto finale del federalismo. Il prelievo straordinario tanto gettonato a sinistra va infatti a sbattere con il riordino delle tassazioni sulla casa che verrebbero in gran parte trasferite nell’autonomia e nella responsabilità dei comuni, fermo restando l’abolizione dell’Ici sulla prima abitazione. E siccome per alcuni contribuenti di amministrazioni dissestate il federalismo porterà inizialmente un aumento di tasse, ecco che patrimoniale più avvio del federalismo rischierebbe di creare un cocktail imbevibile, sia politicamente sia fiscalmente. Punto terzo: le voci rischiano di far riemigrare all’estero quei capitali rientrati con lo scudo. I tecnici del Tesoro tengono d’occhio da qualche tempo sia il franco svizzero sia beni rifugi come l’oro, ma non solo.
Forse Berlusconi avrebbe voluto da Tremonti una smentita decisa. Il ministro ha obiettato che come responsabile di Via XX Settembre non poteva commentare voci palesemente infondate, ed anzi il solo parlarne, sia pure per negarle, alimenta la speculazione. Discorso diverso per il no tutto politico, di principio, del capo del governo: ruoli diversi. Del resto i rapporti fra premier e ministro, dopo qualche appannamento, sono tornati buoni. Ed i sospetti che ha Berlusconi sui disegni di potere complessi, li ha anche Tremonti.
Autore: Luca Simoni
Fonte: IlVelino.it
Pubblicato il 29 gennaio 2011, in Immobiliare, Stampa Italiana con tag patrimoniale, Silvio Berlusconi, Tremonti. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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